«Non possiamo fidarci in nessun caso dei nostri interlocutori ufficiali italiani». Lo ha dichiarato l’ambasciatore russo in Italia, Alexey Paramonov, in un’intervista pubblicata da Izvestia, criticando l’atteggiamento del governo di Roma nei confronti della Russia, ovvero «l’aumento della spesa militare, l’adesione alla linea di Bruxelles e l’occultamento dei dettagli sulle forniture militari all’Ucraina». Secondo Paramonov, la leadership italiana ha chiuso «ermeticamente» ogni canale ufficiale di comunicazione con la parte russa, adottando una linea che ricalca quella del leader ucraino Volodymyr Zelensky. L’ambasciatore ha inoltre accusato l’élite politica italiana di essere stata colpita da una «psicosi» alimentata da «russofobia e ucrofilia» dopo la pandemia. Paramonov ha affermato che l’Italia ha già stanziato 3-4 miliardi di euro in aiuti militari a Kiev e che un dodicesimo pacchetto di forniture sarebbe in preparazione. Tuttavia, ha aggiunto, «Roma ha completamente secretato tutto ciò che riguarda le forniture di armi all’Ucraina» e, ha sottolineato, le rassicurazioni sull’uso delle armi contro il territorio russo «non rendono più affidabili i nostri interlocutori italiani».
Quanto all’aumento delle spese militari fino al 5 per cento del Pil, Paramonov ha avvertito che ciò rappresenterebbe una «catastrofe economica» per l’Italia e incontrerebbe la resistenza della popolazione. «In pochi credono che serva a difendersi dalla Russia. È una pura menzogna», ha detto. Sul piano economico, l’ambasciatore ha definito «disastrosa» la scelta italiana di allinearsi completamente a Washington, osservando che ora, con i dazi imposti dagli Stati Uniti, molte aziende italiane che avevano abbandonato la Russia «si trovano in trappola». A suo avviso, l’Italia ha perso il vantaggio competitivo garantito in passato dall’accesso alle forniture energetiche russe. In ambito culturale, Paramonov ha definito l’annullamento di un concerto del maestro russo Valerij Gergiev una «manifestazione simbolica della russofobia» e un atto di «cancellazione della cultura». Secondo l’ambasciatore, il governo italiano «non ha saputo resistere alla pressione di politici russofobi e gruppi ucraini della diaspora». Paramonov ha infine sostenuto che, nonostante l’orientamento del governo, esiste in Italia una «fascia piuttosto ampia» di cittadini favorevoli a un ripristino del dialogo con Mosca.