Perché non facciamo più figli?

di Mollie Engelhart per Et usa
5 Agosto 2025 19:42 Aggiornato: 5 Agosto 2025 19:42

Non avevo pianificato di aspettare così tanto prima di avere figli. È successo e basta. Ero assorbita dal lavoro: gestivo ristoranti, puntavo alla crescita, speravo in un’acquisizione per ricominciare tutto da capo. Costruire un impero era il mio unico obiettivo. In quel periodo, il mio primo matrimonio è iniziato e finito. Il mio ex marito mi aveva persino detto di temere che non sarei stata in grado di occuparmi di un figlio, tanto ero concentrata sulla carriera. Anni dopo, a 36 anni, ho sposato il mio attuale marito e abbiamo avuto quattro figli, finora. Statisticamente, le probabilità non erano dalla nostra parte, la fertilità diminuisce drasticamente con l’età, ma sono stata fortunata e, nonostante gli avvertimenti e le statistiche, sono riuscita a costruire una famiglia numerosa. Oggi, però, mi rendo conto di quanto sia rara la mia situazione.

Come società, stiamo affrontando una vera e propria crisi della natalità, e non si tratta di semplici aneddoti. Secondo i dati pubblicati recentemente dai Centers for Disease Control and Prevention, nel 2024 gli Stati Uniti hanno registrato il tasso di fertilità totale più basso mai documentato: appena 1,599 figli per donna, ben al di sotto del tasso precedente di 2,1. Le nascite sono diminuite tra le donne sotto i 35 anni in tutte le fasce d’età. Solo le donne sopra i 40 anni hanno mostrato un lieve aumento. A mio avviso, questo incremento è dovuto in parte ai trattamenti di fertilità. Per ogni donna sopra i quarant’anni che riesce a concepire, ce ne sono molte altre che, avendo aspettato, scoprono con dolore di non poter più diventare madri. L’aumento tra chi è sopra i quaranta non inverte la tendenza: è solo una frazione rispetto al drastico calo tra le donne tra i venti e i trent’anni, molte delle quali non potranno più cambiare rotta. Non si tratta di un caso, in parte è una situazione voluta.
Abbiamo creato un mondo in cui la procreazione è considerata facoltativa, persino un peso. Abbiamo saturato l’ambiente di interferenti endocrini, sostanze chimiche persistenti e additivi che alterano gli ormoni. Affrontiamo un’epidemia di bassi livelli di testosterone e un calo della conta spermatica così grave che, secondo gli esperti, se le tendenze attuali persistono, nel mondo occidentale potremmo arrivare a zero spermatozoi vitali entro il 2040. Obesità, stress, diete povere e abuso di farmaci aggravano ulteriormente il quadro. Nel frattempo, contraccettivi, aborto, vasectomie e pillole del giorno dopo sono celebrati come simboli di progresso, mentre contribuiscono silenziosamente al collasso della fertilità. Tutti gli altri mammiferi sul pianeta danno priorità alla riproduzione, subito dopo cibo e acqua. Noi, esseri umani moderni, sembriamo l’unica specie che ha dimenticato il proprio scopo fondamentale.

Ci comportiamo come se potessimo trascendere la biologia, come se la vita non dovesse continuare, e i risultati sono evidenti. Approfondisco questo tema nel mio prossimo libro, Debunked by Nature, ma lo dico chiaramente qui: alla fine della vita, cosa conterà di più? La startup venduta a un fondo speculativo che l’ha fatta prosperare? O quella assorbita, svuotata e smantellata, oppure i tuoi figli? Per me, la risposta è semplice.

Nessun traguardo professionale può eguagliare la gioia di vedere i miei figli ridere mentre inseguiamo conigli nella nostra fattoria al tramonto. Nessun premio o titolo regge il confronto con l’emozione di accoccolarmi a letto con mio marito e i nostri quattro piccoli, tutti ammucchiati su due materassi uniti, a guardare un film insieme. Nessuna riunione di lavoro è dolce quanto una visita al mercato contadino con la famiglia, un martedì pomeriggio. La maternità non è una deviazione dal proprio scopo. È lo scopo stesso. Eppure, nel mondo occidentale, abbiamo plasmato una cultura che la svaluta, in modo sottile e palese. Diciamo alle donne che, per contare, devono “contribuire” scalando la gerarchia aziendale. Trattiamo la fertilità come un problema da gestire, non come un dono da custodire. Nel frattempo, gran parte del mondo continua a valorizzare i figli. In Medio Oriente, Sudamerica e in alcune aree dell’Africa, i tassi di natalità restano più alti e la famiglia rimane centrale. Al contrario, Stati Uniti ed Europa sono in pieno declino demografico. Persino la Cina, un tempo modello di controllo demografico, sta ora cercando disperatamente di invertire gli effetti della politica del figlio unico, con le conseguenze ormai evidenti. La verità è cruda: una nazione che non si riproduce non può sopravvivere. Un popolo che abbandona i figli abbandona il proprio futuro. Alcuni aspetti della vita sono fuori dal nostro controllo, ma non tutti.

Chi può avere figli deve cogliere l’opportunità, non solo per il proprio lascito personale, ma per il bene dell’umanità. Dobbiamo scegliere la fiducia invece della paura, la vita invece della comodità, lo scopo invece della performance. Dobbiamo opporci alla narrazione culturale che considera i figli un peso e riscoprire un’antica verità: i figli sono una benedizione. Sono stata fortunata. Ho avuto la mia famiglia tardi, e ha funzionato. Ma ora vedo quanto sia fragile quella finestra temporale: i dati non mentono, il tasso di fertilità in America è in caduta libera, e fingiamo che non importi. Ma importa, è  sempre stato importante. Ricordiamo quello che le altre creature non dimenticano mai: la vita è fatta per continuare. E se vogliamo un futuro degno di essere vissuto, dobbiamo iniziare a crearlo.


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