Nuovi documenti desecretati sulla bufala del Russiagate di Trump

di Redazione ETI/Ivan Pentchoukov
4 Agosto 2025 14:36 Aggiornato: 4 Agosto 2025 20:37

Un documento desecretato e reso pubblico il 31 luglio dal senatore repubblicano Chuck Grassley, getta nuova luce sui sospetti che il comitato elettorale di Hillary Clinton nel 2016 abbia ordito un piano screditare Donald Trump, associandolo alla Russia. L’allegato all’indagine del 2023 dell’ex procuratore speciale John Durham — noto come “Durham annex” — chiarisce il contesto di questa strategia, sollevando interrogativi sulla veridicità di due messaggi di importanza cruciale. I messaggi, attribuiti a Leonard Benardo, vicepresidente esecutivo della Open Society Foundations, e al suo collega Jeffrey Goldstein, consigliere per le politiche eurasiatiche della stessa organizzazione filantropica, sarebbero stati realizzati ad arte con frammenti di email, allegati e documenti rubati da hacker russi a influenti associazioni di esperti americani. Un messaggio del 27 luglio 2016 affermava che Hillary Clinton avesse approvato un piano «su Trump e gli hacker russi che interferiscono nelle elezioni Usa» incluso in un’indagine dell’intelligence russa. Durham ha concluso che questi messaggi fossero falsi, pur rilevando che il comitato elettorale della Clinton sembrava seguire una strategia simile a quella descritta.
Nonostante le ricerche condotte dagli investigatori di Durham sulle email di Open Society Foundations e altre associazioni di esperti colpite da attacchi informatici, i messaggi sulla “strategia Clinton” non sono stati trovati. Tuttavia, frammenti di testo identici sono emersi in documenti autentici, suggerendo una manipolazione.

I Servizi Usa hanno ricevuto i messaggi tramite una fonte identificata solo come “T1”, che includeva analisi dell’intelligence russa e apparenti scambi tra Debbie Wasserman Schultz, presidente del Comitato nazionale democratico, Leonard Benardo e Jeffrey Goldstein. Sebbene Durham li ritenga falsi, alcuni analisti e funzionari intervistati credono nella loro autenticità, ipotizzando una violazione delle email di Benardo, mentre altri sospettavano arrivino dalla Russia.
A prescindere dalla veridicità, l’indagine evidenzia il ruolo di Julianne Smith, collaboratrice della campagna elettorale della Clinton, che ha inviato comunicazioni — anche il giorno del presunto via libera — suggerendo un coinvolgimento attivo nella strategia per collegare Trump alla Russia.

Il 21 maggio 2021, Durham ha presentato i messaggi a Benardo, il quale ha negato di riconoscerli e di aver utilizzato i termini riportati. Secondo l’indagine, il vicepresidente delle Open Society Foundations ha smentito la paternità dei messaggi, pur ammettendo che l’espressione sulle relazioni Usa-Russia definite “spaventose” rispecchiava uno stile a lui familiare.

Quando, l’11 maggio 2022, il procuratore speciale ha presentato i materiali alla Clinton, lei li ha definiti «disinformazione russa». John Podesta, ex presidente della campagna, li ha giudicati «ridicoli», negando l’esistenza di un piano per collegare Trump alla Russia. Altri membri, come il consigliere politico Jake Sullivan e un consulente di politica estera non identificato, hanno confermato un’attenzione sui legami tra Trump e la Russia, ma hanno smentito che servisse a distogliere l’attenzione dallo scandalo delle email della Clinton.

Nel 2020, l’allora direttore dell’Intelligence nazionale, John Ratcliffe, ha reso pubblici i contenuti dei messaggi, precisando in una lettera del 29 settembre ai parlamentari che i Servizi non potevano verificarne l’autenticità. Durham non è riuscito a stabilire se le informazioni fossero autentiche, parzialmente vere o interamente falsificate, ma l’allora direttore della Cia, John Brennan, le ha ritenute abbastanza rilevanti da informare il presidente Barack Obama il 3 agosto 2016, in un incontro alla Casa Bianca con il vicepresidente Joe Biden, il direttore dell’Intelligence nazionale, James Clapper e il direttore dell’Fbi, James Comey. A settembre, la Cia ha trasmesso il materiale all’Fbi come segnalazione investigativa.

«L’indagine evidenzia che l’Fbi era consapevole che alcune informazioni su comitato elettorale di Trump potevano provenire da quello della Clinton o essere disinformazione russa — si legge nell’allegato — Tuttavia, l’Fbi le ha ignorate senza verificarle». Il senatore Chuck Grassley ha sottolineato: «Secondo l’allegato Durham, l’Fbi dell’era Obama non ha indagato adeguatamente i documenti che suggerivano una falsa versione dei fatti sui legami tra Trump e la Russia, orchestrata per il tornaconto politico della Clinton tramite il dossier Steele e altri mezzi. Questi documenti sono rimasti nascosti per anni».


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