La misteriosa scomparsa dell’aereo Malaysia Airlines 370, mai più ritrovato, ha riportato alla ribalta il dibattito sul perché le compagnie aeree non trasmettano i dati di volo in remoto, sfruttando le avanzate tecnologie di archiviazione cloud.
All’inizio di quest’anno, i sommozzatori di soccorso hanno dovuto immergersi nelle acque gelide del fiume Potomac per recuperare le scatole nere di un elicottero Black Hawk dell’esercito e di un Bombardier CRJ700, entrati in collisione nei pressi dell’aeroporto nazionale Ronald Reagan di Washington. Ma perché gli aerei continuano a utilizzare scatole nere installate a bordo per registrare i dati di volo, quando le tecnologie di archiviazione remota sono ormai così avanzate?
Diversi fattori rendono complesso il passaggio al cloud: l’enorme quantità di banda satellitare necessaria per trasmettere in tempo reale i dati raccolti dagli aerei e la difficoltà di garantire una connessione continua in aree remote. La Federal aviation administration (Faa) impone che tutti i grandi aerei commerciali, oltre ad alcuni velivoli commerciali, aziendali e privati di dimensioni minori, siano dotati di due scatole nere che registrano continuamente i dati durante il volo: una è il registratore vocale di cabina, che registra le comunicazioni radio con il controllo del traffico aereo, le voci dei piloti in cabina e i rumori dei motori; l’altra è il registratore dei dati di volo, che memorizza informazioni su altitudine, velocità e direzione dell’aereo, e l’orientamento del muso del velivolo. Entrambi i dispositivi sono collocati nella parte più resistente dell’aereo, generalmente vicino alla coda, e sono progettati per resistere a incidenti, incendi e pressioni derivanti da immersioni in acque profonde.
In passato, le scatole nere utilizzavano nastri magnetici per archiviare i dati; i modelli più recenti hanno memorie digitali. Contrariamente al nome, le scatole nere sono di colore arancione, il nome è rimasto dai primi registratori di volo, che utilizzavano pellicole fotografiche e dovevano essere sigillati per impedire l’ingresso della luce. Ogni scatola nera è dotata di un segnalatore subacqueo, o “pinger”, che si attiva al contatto con l’acqua e funziona fino a profondità di 6 mila metri. Tuttavia, la tecnologia non è infallibile. Il volo Malaysia Airlines 370, scomparso nel 2014 durante il tragitto verso Pechino, non è mai stato ritrovato, e alcuni investigatori ritengono che si trovi sul fondo dell’Oceano Indiano meridionale. E un rapporto ha evidenziato che la batteria del segnalatore di una delle scatole nere del Boeing 777 era scaduta oltre un anno prima del tragico volo.
Quando un aereo precipitato viene localizzato, le scatole nere vengono recuperate e inviate alle autorità per l’analisi, al fine di determinare le cause dell’incidente. Alcune informazioni, come le registrazioni delle voci dei piloti, sono protette da leggi sulla privacy e non vengono rese pubbliche. Parti delle registrazioni audio possono essere diffuse sotto forma di trascrizioni scritte, ma solo in conformità a rigide normative.
Come si accennava, diversi ostacoli rendono complesso, per non dire impossibile, l’uso dell’archiviazione cloud per i registratori di volo. Trasmettere in tempo reale una tale quantità di dati, soprattutto sopra oceani o aree remote, richiederebbe una banda satellitare enorme, secondo la Faa. Un altro problema è la connettività limitata o assente in molte delle aree sorvolate dagli aerei. Poiché l’archiviazione cloud richiede un caricamento in tempo reale ininterrotto, un guasto catastrofico potrebbe interrompere la connessione. Peter Bentley, esperto di tecnologia e professore onorario presso il dipartimento di informatica dell’University College di Londra, ha spiegato che, operando in aree dove la trasmissione wireless tramite antenne o ricevitori convenzionali è estremamente difficile, gli aerei devono affidarsi ai satelliti per inviare i dati direttamente a terra. Ma in situazioni pericolose come tempeste elettriche, brillamenti solari o condizioni estreme dentro o fuori l’aereo, la trasmissione via radio può interrompersi, e i dati potrebbero andare persi proprio quando sono più necessari; «l’unico metodo davvero affidabile per registrare i dati è farlo direttamente a bordo, rendendo la scatola nera più indistruttibile possibile».
Inoltre, non c’è paragone tra le capacità di archiviazione delle memorie digitali o a stato solido delle scatole nere, e i limiti del caricamento wireless per il cloud. Con l’avanzare della tecnologia aeronautica, la quantità di dati registrabili in tempo reale cresce esponenzialmente, superando le capacità di trasmissione wireless, si parla di centinaia di parametri, alcuni registrati con una frequenza di 100 volte al secondo. L’Faa ha inoltre evidenziato preoccupazioni sulla privacy legate a un’eventuale trasmissione in tempo reale delle registrazioni vocali di cabina: esistono regole severe su quello che può essere diffuso tramite trascrizioni, ma ovviamente la trasmissione in tempo reale via radio renderebbe questi dati vulnerabili.
Ma nonostante le difficoltà nel sostituire le scatole nere con il cloud, questa tecnologia trova alcune applicazioni nel settore aeronautico: lo streaming in tempo reale viene ora studiato come integrazione alle scatole nere per accelerare le indagini sugli incidenti e facilitare il recupero di aerei persi in mare, dove la localizzazione è complessa. Ma il problema è sempre la mole di dati: con migliaia di aerei in volo contemporaneamente, gestire una tale quantità di dati via satellite è una sfida enorme.
Molti aerei moderni utilizzano sistemi come l’Aircraft communications addressing and reporting system (Acars) per inviare in tempo reale dati periodici su posizione e manutenzione. Airbus, uno dei maggiori produttori di aerei commerciali al mondo, ha dichiarato di stare lavorando, insieme ad altri attori del settore della sicurezza aerea, allo sviluppo di forme di streaming dati in tempo reale per evitare la perdita di informazioni in caso di incidenti in acque profonde, come accaduto con il volo Malaysia 370. Attualmente, gli aerei commerciali trasmettono alcuni dati tramite cloud, ma spesso solo una volta atterrati e arrivati al gate, sempre a causa dei problemi di banda; i dati inviati via cloud sono i parametri dei motori e le informazioni di manutenzione. Le compagnie trasmettono all’atterraggio i dati di manutenzione perché, anche se i piloti devono segnalare eventuali problemi prima dell’atterraggio, alcuni guasti sono difficili da rilevare immediatamente.