EY: Pil italiano -1,4 per cento con dazi al 30 per cento

di Agenzia Nova
21 Luglio 2025 13:05 Aggiornato: 21 Luglio 2025 14:51

Le previsioni EY per il 2025 prevedono una crescita del Pil italiano pari allo 0,6 per cento, destinata a salire allo 0,8 per cento nel 2026. Tuttavia, l’eventuale conferma, a partire dal primo agosto, delle cosiddette «reciprocal tariff» al 30 per cento, potrebbe comportare una riduzione cumulata del Pil di circa l’1,4 per cento, azzerando di fatto la crescita prevista, con un impatto negativo stimato poco sotto i 30 miliardi tra il 2025 e il 2026. È quanto emerge dalla seconda edizione dell’EY Parthenon Bulletin, il progetto editoriale di EY che analizza, su base trimestrale, elementi di Strategy, Transactions e Transformations con cui si confrontano aziende, investitori e istituzioni, analizza il potenziale impatto dei preannunciati dazi commerciali internazionali sul Pil italiano e la capacità di reazione e trasformazione del tessuto imprenditoriale nazionale di fronte alle future sfide commerciali.

Se invece i dazi venissero confermati al 20 per cento, in linea con quanto comunicato agli inizi del mese di aprile, l’impatto economico è stimato intorno ai 20 miliardi di euro e una contrazione del 65 per cento rispetto alle attese di crescita (-0,9 per cento cumulato tra il 2025 e il 2026).Nonostante questo scenario sfidante, le aziende italiane mostrano una forte capacità di reazione sul piano internazionale. Nei primi sei mesi del 2025, infatti, si rileva una crescita significativa degli investimenti da parte di aziende italiane su target estere, con 143 acquisizioni annunciate, rispetto alle 122 nell’analogo periodo del 2024, segnando un incremento del 17 per cento. Si registra anche un aumento del valore che è passato da 7,1 miliardi di euro nella prima metà del 2024 a 13,5 miliardi nel periodo analogo del 2025 e dove il settore di punta risulta essere quello industriale, rappresentando il 24 per cento delle transazioni. In crescita moderata le fusioni e acquisizioni: +6 per cento il numero di operazioni nella prima metà del 2025, ma con un dimezzamento del valore rispetto allo stesso periodo del 2024. Il Private Equity rappresenta il 41 per cento delle operazioni, con un significativo numero di investimenti add-on (rappresentano più del 40 per cento). Industria (22 per cento), beni di consumo (18 per cento) e tecnologia, servizi ed energia (11 per cento) restano i comparti più attivi.


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