Il regime cinese si prepara alla guerra con gli ekranoplan

di redazione eti/Leo Timm
16 Luglio 2025 10:18 Aggiornato: 16 Luglio 2025 13:20

Pechino sta intensificando la sperimentazione sui velivoli ad effetto suolo, noti con il termine russo “ekranoplan”. Si tratta di mezzi ibridi, a metà strada tra nave e aeroplano, capaci di volare a pochi metri dalla superficie sfruttando il cosiddetto “effetto suolo”, una condizione aerodinamica che consente maggiore portanza a basse altitudini. Secondo esperti del settore, il regime cinese sta ricorrendo ai propri servizi di intelligence per acquisire conoscenze e tecnologie militari dalla Russia, tra cui quelle relative a questi mezzi.

Le caratteristiche di questi velivoli consente loro di trasportare rapidamente grandi quantità di personale, equipaggiamenti e armamenti, rivelandosi potenzialmente utili in scenari bellici marittimi, come un conflitto nello Stretto di Taiwan o nel Mar Cinese Meridionale. Per la Marina dell’Esercito Popolare di Liberazione, tali velivoli rappresentano un’opzione strategica: consentono spostamenti rapidi e relativamente discreti su lunghe distanze in mare aperto. La crescente presenza militare cinese nelle acque contese del Mar Cinese Meridionale e l’ampliamento artificiale di alcune isole per ospitare installazioni militari rafforzano infatti l’interesse cinese per soluzioni logistiche alternative.

L’Unione Sovietica fu pioniera in questo ambito, sviluppando diversi prototipi tra gli anni ’60 e ’80, con esiti alterni. Oggi, a distanza di decenni, è la Cina a rilanciarne il potenziale, nel contesto di un più ampio sforzo di modernizzazione militare e proiezione di forza marittima. Pechino inoltre non si limita alla sola sperimentazione tecnica. Secondo un documento diffuso da fonti di intelligence e attribuito al Servizio di sicurezza russo, il regime cinese avrebbe attivato una rete per il reclutamento di esperti russi del settore aeronautico, inclusi quelli coinvolti nei vecchi programmi ekranoplan.

I limiti intrinseci degli ekranoplan, ben noti agli ingegneri sovietici, non sono scomparsi: elevata vulnerabilità alle condizioni del mare, difficoltà di manovra, scarsa versatilità operativa. Il Mar Caspio, dove si svolsero gran parte dei test sovietici, è notoriamente più calmo dello Stretto di Taiwan, dove le onde possono superare i sei metri per diversi mesi all’anno. Condizioni che mettono in dubbio l’effettiva utilità di questi velivoli in contesti bellici reali.

Nonostante i limiti, progetti simili sono stati avviati anche da Stati Uniti, Canada, Finlandia e Giappone. I modelli più recenti puntano a superare i limiti dei primi ekranoplan, consentendo il volo anche a quote più elevate. Grazie alla loro bassa quota operativa e alla capacità di decollare e atterrare sull’acqua, questi velivoli risultano difficili da rilevare dai radar e non richiedono infrastrutture aeroportuali. Il solo fatto che la Cina investa tempo, risorse e capitale umano in un campo così di nicchia, suggerisce che anche soluzioni che in passato non hanno avuto successo, potrebbero rivelarsi utili in scenari futuri ancora imprevedibili.


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