Urso: per l’ex Ilva serve una produzione di 8 milioni di tonnellate all’anno

di Agenzia Nova
15 Luglio 2025 14:36 Aggiornato: 15 Luglio 2025 14:36

Per l’ex Ilva serve garantire una produzione fino a otto milioni di tonnellate annue di acciaio. Per farlo, è necessario costruire quattro forni elettrici: tre forni elettrici presso il sito di Taranto, per una capacità produttiva complessiva di sei milioni di tonnellate annue, e un forno elettrico presso lo stabilimento di Genova, con una capacità di circa due milioni di tonnellate annue, «a servizio delle unità produttive del Nord». Serve anche realizzare quattro impianti di preriduzione (Dri) localizzati a Taranto, per alimentare i suddetti forni elettrici. È la linea tracciata dal ministro delle Imprese e Made in Italy, Adolfo Urso, davanti alle tre sigle sindacali Uilm, Fiom e Fim e di fianco al ministro del Lavoro Elvira Calderone, i sei commissari straordinari e gli enti pugliesi guidati dal sindaco di Taranto, Piero Bitetti e dal presidente di Regione Puglia, Michele Emiliano.

Senza dimenticare l’atteso appuntamento previsto per domani: la riunione con tutte le amministrazioni nazionali e locali della Puglia coinvolte, finalizzata alla definizione dell’Accordo di Programma interistituzionale per la decarbonizzazione dello stabilimento di Taranto. Sull’ipotesi dell’accordo, il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, è stato chiaro: «Serve un certo quantitativo di gas e non è detto che debba per forza essere un rigassificatore. Potrebbe essere anche un’altra fonte. Una delle ipotesi è di chiudere l’accordo senza indicare qual è la fonte, ma qual è il fabbisogno che in un modo o in un altro va assicurato alla fabbrica». E poi, secondo Emiliano, «questo lo si vedrà nel tempo, perché è inutile litigare su una situazione, quella della nave. Legare l’accordo a uno specifico metodo di somministrazione del gas» non avrebbe senso, quando, invece, «quello che è certo è che un quantitativo va assicurato. Poi vedremo in che modo».

Tornando all’incontro odierno, il titolare del Mimit ha illustrato alle sigle sindacali dei metalmeccanici i termini delle due configurazioni per i futuri asset a Taranto, su cui, peraltro, è prevista una nuova gara: «Dovremo adeguare subito la gara in corso alle nuove condizioni, già a fine luglio. Per questo è assolutamente necessario che tutto sia chiaro nei prossimi giorni», ha sottolineato Urso. Il ministro ha chiarito ai sindacati la riapertura dei termini della gara, «alla luce delle nuove condizioni», così dal primo agosto potranno partecipare «anche altri acquirenti». Il ministro Urso ha indicato il mese di ottobre per la chiusura del bando di gara, poi però «bisognerà passare per l’antitrust e la normativa golden power», avrebbe aggiunto il titolare del Mimit, sottolineando che «se tutto fosse ok, la fase si concluderà all’inizio del 2026 con il definitivo passaggio al nuovo investitore».

La prima soluzione illustrata da Urso durante l’incontro odierno punta alla realizzazione di tre forni elettrici (Eaf) e quattro impianti di preriduzione (Dri) nel sito di Taranto. La seconda alternativa, invece, prevede sempre la realizzazione di tre forni elettrici (Eaf) nel sito di Taranto, senza però impianti di preriduzione (Dri). Per i nuovi moduli di preriduzione (Dri), inoltre, è prevista la realizzazione di impianti di cattura della CO₂ (Ccs). L’impianto Ccs è finalizzato alla cattura e la liquefazione della CO₂ prodotta dal processo industriale, con successivo trasporto e stoccaggio permanente, impedendone il rilascio nell’atmosfera. A fronte di un investimento di 500 milioni di euro per la realizzazione di un modulo per la cattura di CO₂ (Ccs), sarebbe previsto un tempo di rientro pari a circa tre anni.

Questa è una settimana decisiva per il destino dell’ex Ilva. Lunedì 14 luglio il governo ha incontrato i sindacati, e si parla di cassa integrazione. Domani, martedì 15, è attesa la posizione degli enti locali coinvolti sulla possibilità di posizionare a Taranto una nave rigassificatrice. Infine, giovedì 17, il ministero dell’Ambiente farà da cornice alla Conferenza dei servizi. In quell’occasione dovrebbe ottenere il via libera l’accordo di programma con gli enti locali per l’ok alla nuova Aia, Autorizzazione integrata ambientale. Dall’incontro odierno «abbiamo ottenuto il risultato che volevamo: per noi il problema principale, anzi assoluto, è quello della salvaguardia dei livelli occupazionali. Quindi, qualsiasi accordo di programma che il Comune, la Provincia e la Regione di Taranto vorranno fare, devono tenere in considerazione che non ci siano esuberi», ha detto il segretario generale della Uilm, Rocco Palombella. È un confronto tra livelli istituzionali «che dovrà continuare. Noi abbiamo ribadito che c’è bisogno della continuità produttiva per un processo reale di decarbonizzazione e che anche sull’accordo di programma ci deve essere una garanzia sull’occupazione. Queste sono le indicazioni che abbiamo dato», ha invece ribadito il segretario generale della Fiom, Michele De Palma. Per il segretario della Fim Cisl, Ferdinando Uliano, «abbiamo ribadito alle istituzioni presenti che senza la produzione di preridotto a Taranto viene messa in discussione la solidità futura dell’intero stabilimento e la sostenibilità occupazionale di Taranto e degli altri stabilimenti italiani».


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