Trump approva l’invio di nuove armi all’Ucraina

di Redazione ETI/Melanie Sun
8 Luglio 2025 15:35 Aggiornato: 9 Luglio 2025 9:48

Ieri sera il Pentagono ha reso noto l’invio di ulteriori armi all’Ucraina, Patriot inclusi: «su indicazione del presidente Trump, il ministero della Difesa sta fornendo ulteriori armamenti difensivi all’Ucraina». L’annuncio è arrivato poche ore dopo l’anticipazione del presidente Donald Trump, interpellato dai giornalisti all’inizio di una cena con il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu. Trump ha precisato che le armi fornite saranno «principalmente di natura difensiva».

Il 4 luglio, l’Ucraina ha subito il più massiccio attacco aereo russo dall’inizio della guerra nel febbraio 2022. Secondo l’aeronautica ucraina, 539 droni iraniani Shahed e 11 missili hanno preso di mira la capitale Kiev; la Russia è anche riuscita a colpire otto altre località con nove missili e 63 droni. A seguito dell’attacco, Volodymyr Zelensky, dopo una conversazione telefonica con Trump, ha sottolineato che le difese aeree ucraine, fornite dalle nazioni alleate, sono state cruciali per limitare i danni. Lo stesso giorno, Trump aveva dichiarato ai giornalisti che l’Ucraina ha bisogno di missili Patriot, che Kiev ha ripetutamente chiesto a Washington. Durante una precedente conferenza stampa, il presidente americano aveva persino “promesso” l’invio dei Patriot a una giovane giornalista Ucraina che, rispondendo a una domanda di Trump, aveva detto di essere moglie di un soldato al fronte e chiedeva la fornitura di questo potente (e costoso) sistema missilistico anti-missile, per difendere il suolo Ucraino dagli attacchi russi.

Sempre il 4 luglio, Zelensky ha riferito di aver concordato con gli Stati Uniti un piano per rafforzare la capacità di Kiev di proteggere il proprio spazio aereo e di aver discusso con Trump di produzione congiunta di armamenti, acquisti e investimenti nel settore della difesa. Il giorno precedente, Trump aveva avuto una conversazione telefonica con Vladimir Putin al termine della quale aveva ammesso di non aver fatto «alcun progresso». Dall’inizio del suo secondo mandato, Trump aveva sempre espresso l’intenzione di mediare un accordo di pace tra i governi ucraino e russo, nella convinzione di poter fermare la guerra, ma negli ultimi giorni ha dichiarato di non credere più nella volontà di Putin di perseguire la pace.

In un’intervista pubblicata il 7 luglio dal quotidiano ungherese Magyar Nemzet, il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov ha ribadito la posizione del Cremlino su un accordo di pace, dicendo che le richieste della Russia restano immutate: demilitarizzazione dell’Ucraina, cambio di regime a Kiev (definito “denazificazione”) ed eliminazione delle minacce rappresentate dalle mire espansionistiche della Nato, oltre alla fine della «discriminazione» dei russofoni in Ucraina. Lavrov ha indicato queste come le “cause profonde” del conflitto, aggiungendo la richiesta di riconoscere le pretese russe sull’annessione di territori ucraini, oltre alla rimozione delle sanzioni e allo sblocco dei beni russi congelati.

Il 3 luglio, durante un incontro a Bruxelles con il ministro degli Esteri cinese Wang Yi, la responsabile della politica estera dell’Unione Europea, Kaja Kallas, ha evidenziato «la grave minaccia che il sostegno delle aziende cinesi alla guerra illegale della Russia rappresenta per la sicurezza europea». La Kallas ha poi esortato Pechino a «cessare immediatamente ogni supporto materiale che alimenta il complesso militare-industriale russo» e a sostenere «un cessate il fuoco completo e incondizionato, nonché una pace giusta e duratura in Ucraina, nel pieno rispetto della Carta delle Nazioni Unite». Russia e Cina hanno stipulato nel febbraio 2022 un trattato definito “Alleanza senza Limiti”, in forza del quale i due alleati si impegnano alla reciproca assistenza senza alcun genere di restrizione.


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