Pentagono: programma atomico iraniano indietro di due anni

di Redazione ETI/Andrew Thornebrooke
3 Luglio 2025 10:26 Aggiornato: 4 Luglio 2025 14:27

Secondo il Pentagono, le operazioni militari congiunte condotte da Stati Uniti e Israele hanno inflitto danni significativi alle infrastrutture nucleari iraniane, rallentando le ambizioni atomiche di Teheran di uno o due anni.

Nel corso di una conferenza stampa del 2 luglio, il portavoce del ministero della Difesa, Sean Parnell, ha riferito che le operazioni militari hanno compromesso in modo significativo la capacità dell’Iran di dotarsi di un’arma nucleare, qualora avesse deciso di farlo, aggiungendo: «Noi riteniamo che il rallentamento si avvicini probabilmente ai due anni»

In particolare, il blitz statunitense denominato “Midnight Hammer” ha colpito con bombe bunker-buster il sito fortificato di Fordow, distruggendo diverse strutture sotterranee destinate all’arricchimento dell’uranio. A questo si è aggiunta l’operazione israeliana “Rising Lion” che ha colpito diversi obiettivi. «Tutti gli elementi di intelligence finora raccolti indicano che tali impianti siano stati completamente annientati» ha affermato il portavoce della Difesa, «rispetto alla situazione precedente all’intervento del presidente, l’Iran è oggi sensibilmente più distante dal dotarsi dell’arma atomica».

Precedentemente alle operazioni Midnight Hammer e Rising Lion, secondo la propaganda del regime iraniano parte dell’uranio altamente arricchito sarebbe stata trasferita. Ma ovviamente l’informazione non è verificabile. Il 26 giugno, il ministro alla Difesa americano, Pete Hegseth, ha dichiarato di non essere a conoscenza di elementi d’intelligence che confermino lo spostamento dell’uranio prima degli attacchi statunitensi.

A confermare il quadro parziale è anche Rafael Mariano Grossi, direttore generale dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica, secondo cui l’Iran conserverebbe parte del materiale fissile, ma le sue capacità di arricchimento sarebbero fortemente compromesse. Un portavoce del regime iraniano ha infine confermato tentativi di accedere a quello che rimane delle strutture sotterranee di Fordow per valutare l’entità dei danni e verificare la possibilità di recuperare parte dei materiali. Immagini satellitari mostrano veicoli e gru impegnati in lavori di scavo presso uno degli ingressi crollati del sito.

Secondo altri analisti, l’Iran disporrebbe ancora di una quantità rilevante di materiale arricchito, ma attualmente non avrebbe più la capacità tecnica di proseguirne la lavorazione né di miniaturizzare l’uranio in una testata nucleare.


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