La decisione del Pentagono di sospendere parzialmente le forniture militari all’Ucraina è stata annunciata il 2 luglio, dopo oltre tre anni di assistenza militare continua da parte di Washington a sostegno della difesa ucraina contro l’invasione russa. Il ministro della Difesa, Pete Hegseth, continuerà comunque a sottoporre al presidente le proprie valutazioni sulle forniture militari. La sospensione è stata definita una «misura di buon senso e di carattere pragmatico» per stabilire un quadro più strutturato nella gestione delle forniture militari.
In conferenza stampa, il portavoce del ministero della Difesa, Sean Parnell, ha reso noto che è in corso una «revisione delle capacità» con l’obiettivo di garantire che l’assistenza militare statunitense sia allineata alle attuali priorità strategiche, alla luce della crescente attenzione degli Stati Uniti per l’area indo-pacifica. In altre parole, la Casa Bianca e il ministero della Difesa intendono calibrare il proprio impegno internazionale sulla base delle risorse effettivamente disponibili. Un’esigenza resa ancora più urgente dalla constatazione – emersa dallo stesso portavoce – che, durante l’amministrazione Biden, armi e munizioni siano state cedute senza un’adeguata valutazione delle riserve interne.
L’elezione del presidente Trump ha segnato un orientamento politico volto alla tutela dell’interesse nazionale. La presidenza ha più volte ribadito che la politica estera deve rispondere all’interesse nazionale. Coerentemente con questa impostazione, la revisione in corso mira a fornire al presidente uno strumento per valutare quali materiali militari inviare e definire in modo più strutturato la gestione degli aiuti.
Al momento, il Pentagono ha scelto di non comunicare né i dettagli né le tempistiche dei prossimi trasferimenti. Ma le forze armate statunitensi dispongono di quanto necessario per operare in qualsiasi scenario mondiale; il vice portavoce della Casa Bianca, Anna Kelly, ha infatti confermato che la decisione sia frutto di una revisione condotta dal ministero della Difesa sull’assistenza militare fornita ad altri Paesi: «La capacità delle forze armate statunitensi non è in discussione», ha precisato facendo un riferimento implicito all’Iran.
Il segretario generale della Nato, Mark Rutte, che ha ribadito, in un’intervista all’emittente Fox News, che «nel breve periodo, l’Ucraina non può fare a meno di tutto il supporto possibile», con particolare riferimento alla difesa antiaerea e alle munizioni, pur riconoscendo che gli Stati Uniti devono preservare le proprie scorte strategiche.
Le preoccupazioni anche da parte ucraina non si sono fatte attendere: la sospensione potrebbe compromettere la capacità di difesa a fronte dell’intensificarsi degli attacchi russi via aria e via terra. Il ministero degli Esteri ucraino ha convocato il rappresentante ad interim degli Stati Uniti per ribadire la necessità di garantire la continuità del sostegno militare: «Qualsiasi ritardo o esitazione nel rafforzare le capacità difensive dell’Ucraina non farà che incoraggiare l’aggressore a proseguire con la guerra e il terrore, anziché intraprendere un percorso di pace».
Già a febbraio Washington aveva interrotto per un breve periodo le forniture militari, con un ulteriore rallentamento registrato nel mese di marzo. Finora non sono stati annunciati nuovi pacchetti di aiuti destinati all’Ucraina, dopo l’esaurimento degli stanziamenti previsti dall’amministrazione Biden.