Le autorità cinesi hanno imposto martedì sanzioni contro l’ex senatore filippino Francis Tolentino, vietandogli l’ingresso nella Cina continentale, a Hong Kong e a Macao. Secondo il ministero degli Esteri cinese, la decisione è legata a una condotta definita «oltraggiosa» in merito a questioni sensibili come il contenzioso nel Mar Cinese Meridionale. L’annuncio è giunto il giorno dopo la conclusione del mandato parlamentare del politico, durato sei anni.
Tolentino, che non ha ottenuto la rielezione a metà mandato, si era distinto per il sostegno a una proposta di legge volta a definire formalmente le rotte marittime e le zone economiche esclusive delle Filippine. Un’iniziativa che, secondo quanto affermato da Pechino, si inserirebbe in una campagna politica ritenuta «ostile» agli interessi cinesi nella regione.
«Il governo cinese è fermamente deciso a tutelare la sovranità nazionale, la sicurezza e gli interessi legati allo sviluppo», si legge nella nota ufficiale diffusa in giornata. Durante un incontro con la stampa, il portavoce Mao Ning ha affermato che «chi danneggia gli interessi della Cina deve pagarne il prezzo».
Da parte sua, l’ex senatore ha replicato definendo le sanzioni «un distintivo d’onore» e ha dichiarato che nessuna potenza straniera potrà ridurre al silenzio o indebolire l’impegno nella difesa della sovranità nazionale. Ha quindi ribadito la volontà di proseguire nella propria battaglia per ciò che, a suo giudizio, «spetta legittimamente» alle Filippine.
Le rivendicazioni del regime cinese nel Mar Cinese Meridionale — zona strategica attraversata ogni anno da traffici marittimi per un valore stimato in 3 mila miliardi di dollari — si sovrappongono anche alle zone economiche esclusive di Brunei, Indonesia, Malesia, Filippine e Vietnam.
Nel 2016, una sentenza arbitrale internazionale ha dichiarato prive di fondamento giuridico le pretese cinesi sull’area, giudicandole in contrasto con il diritto internazionale. Una decisione tuttora non riconosciuta da Pechino.