L’Unione europea «è stata chiara: spetterà al governo italiano decidere se il ponte sullo Stretto è da definirsi un’opera strategica dal punto di vista civile o militare». Lo scrive in una nota la senatrice Barbara Floridia del Movimento cinque stelle, presidente della commissione di Vigilanza Rai. «Arrivati a questo punto, nella sbornia collettiva da riarmo – aggiunge -, siamo sicuri che il governo Meloni propenderà per la seconda via. E non solo perché l’infrastruttura aiuterà l’Italia ad avvicinare il fantomatico e folle cinque per cento del Pil in spese militari, ma anche per un altro decisivo motivo. Se il ponte riceverà il bollino di ‘Opera strategica militare’, Salvini non dovrà rendere più conto di nulla: del progetto esecutivo che non c’è, delle 62 prescrizioni della commissione Via-Vas, dei nodi geologici e ingegneristici, dei terreni e degli edifici da espropriare, delle compensazioni ambientali da mettere in atto. Nulla. Se ritenuto cruciale in ottica bellica, il ponte si farà e basta. E Salvini si farà piacere pure il piano di riarmo Ue a cui si è sempre detto contrario. Come al solito, questo governo mette il suo interesse centinaia di chilometri avanti rispetto all’interesse dei cittadini. Gli investimenti in scuola, sanità, infrastrutture locali, di fronte agli obiettivi militari, possono aspettare», conclude Floridia.

Lo Stretto di Messina, Cannitello, Italia , 2 gennaio 2025. REUTERS/Daniele Mascolo/File Photo
Floridia: col bollino “opera militare” il governo aggira nodi da sciogliere sul Ponte
1 Luglio 2025 20:03 Aggiornato: 1 Luglio 2025 20:03