L’Unione Europea ha respinto le critiche degli Stati Uniti in merito alla propria normativa digitale, mentre proseguono le trattative per un accordo commerciale tra le due sponde dell’Atlantico. Secondo Washington, le misure europee penalizzano in modo sproporzionato le imprese statunitensi. Una materia su cui l’amministrazione Trump ha appena incassato una vittoria nei confronti del Canada.
L’amministrazione Trump ritiene infatti che la regolamentazione europea in materia digitale sia una penalizzazione ingiustificata nei confronti delle aziende tecnologiche statunitensi, e un attacco diretto alla leadership economica degli Stati Uniti. Le leggi approvate da Bruxelles — il Digital Markets Act (Dma) e il Digital Services Act (Dsa) — vengono considerate dall’amministrazione statunitense, strumenti concepiti per ostacolare la crescita dei colossi americani, piuttosto che per garantire un’effettiva concorrenza o tutelare i consumatori. Il Dma e il Dsa introducono infatti limiti all’attività di piattaforme e motori di ricerca di dimensioni molto grandi, imponendo obblighi in materia di concorrenza, trasparenza e responsabilità nella gestione dei contenuti, e le sanzioni previste in caso di violazione possono raggiungere fino al 20% del fatturato mondiale annuo delle aziende.
Negli ultimi anni, le principali aziende tecnologiche statunitensi — tra cui Apple, Microsoft, Meta e Google — sono state più volte sanzionate in Europa. Bruxelles sta inoltre valutando l’introduzione di dazi fino al 50% su alcune categorie di beni statunitensi, con entrata in vigore prevista per il 9 luglio. Lo scorso mese l’Ue, già soggetta a dazi del 25% su acciaio, alluminio e automobili, e a dazi del 10% su quasi tutte le altre merci, ha minacciato inasprimenti delle contromisure su prodotti americani per un valore complessivo di 95 miliardi di euro, qualora i negoziati non dovessero portare a un accordo.
Un portavoce della Commissione europea per la sovranità tecnologica, la difesa, lo spazio e la ricerca, Thomas Regnier, ha dichiarato durante una conferenza stampa a Bruxelles che la normativa digitale dell’Unione non è oggetto di discussione nelle trattative in corso: «La nostra legislazione non è sul tavolo. Non è oggetto di negoziazione, e questo vale anche per il nostro quadro normativo digitale».
Un memorandum firmato da Trump nel febbraio scorso sottolineava che «i governi stranieri, invece di creare le condizioni per il successo delle proprie economie, hanno deciso di tassare i risultati ottenuti dalle imprese e dai lavoratori americani. L’economia degli Stati Uniti non sarà fonte di entrate per Paesi che non sono stati in grado di generare un proprio sviluppo». Al contempo, Trump aveva annunciato la sospensione dei negoziati commerciali con il Canada, citando tra le cause l’introduzione anche da parte di Ottawa di una tassa sui servizi digitali applicata alle aziende statunitensi, definita «un attacco diretto e sfacciato» agli interessi economici degli Stati Uniti. Secondo il presidente americano, il Canada stava «chiaramente seguendo l’esempio dell’Unione Europea». In precedenti dichiarazioni, la Casa Bianca aveva definito normative come il Dsa una forma di «estorsione». Dopo alcune settimane di trattativa, il Canada ha poi ceduto alle richieste degli Stati Uniti.
I colloqui proseguiranno nei prossimi giorni. Il commissario europeo per il Commercio, Maroš Šefčovič, ha annunciato un viaggio a Washington, dove è previsto un incontro con il rappresentante per il Commercio degli Stati Uniti, Jamieson Greer, e con il ministro al Commercio, Howard Lutnick.