Donald Trump ha invitato i procuratori israeliani ad archiviare il processo per corruzione a carico del primo ministro Netanyahu, definendolo una vicenda «motivata politicamente». Ha inoltre paragonato la situazione giudiziaria di Netanyahu alla propria, sostenendo che il procedimento ostacolerebbe i negoziati in corso con l’Iran e con Hamas: «Lasciate libero Bibi, ha un lavoro importante da fare», si legge in un post su Truth, nel quale il presidente si riferisce al leader israeliano con il soprannome con cui è noto. Secondo Trump, gli Stati Uniti non dovrebbero tollerare l’esistenza di un processo simile, considerando il sostegno economico garantito ogni anno a Israele, pari a miliardi di dollari.
All’indomani delle dichiarazioni di Trump, il Tribunale di Gerusalemme ha annullato le udienze, dopo aver inizialmente respinto la richiesta di rinvio avanzata dal primo Ministro. La decisione, si legge nella nuova ordinanza, è stata rivista in seguito alla presentazione di ulteriori elementi da parte di Netanyahu, del capo dell’intelligence militare e del direttore del Mossad. Il primo Ministro è stato formalmente incriminato nel 2019 con le accuse di corruzione, frode e abuso di potere. Netanyahu ha sempre respinto ogni addebito, dichiarandosi non colpevole. Secondo il presidente americano, il processo rischia di offuscare il recente attacco condotto contro le infrastrutture nucleari iraniane, operazione guidata da Netanyahu e realizzata in collaborazione con Washington, ha spiegato Trump.
Resta incerto se la presa di posizione di Trump possa influenzaro direttamente la decisione del tribunale. Nel suo intervento, il presidente ha definito Netanyahu un «eroe di guerra», mettendo in discussione il fatto che possa trascorrere intere giornate in tribunale nonostante l’attuale fase delicata del suo mandato. Netanyahu ha ringraziato Trump per il sostegno ricevuto, scrivendo su X: «Insieme, renderemo di nuovo grande il Medio Oriente». Non si tratta del primo intervento pubblico di Trump in difesa del capo del Governo israeliano. E in passato, il capo dell’opposizione Yair Lapid aveva osservato che, pur apprezzando il sostegno del presidente, gli israeliani non auspicano interferenze statunitensi nelle vicende giudiziarie interne.
Il procedimento contro Netanyahu, avviato nel 2020, comprende tre diversi procedimenti penali. Nel primo, i pubblici ministeri sostengono che il premier abbia concesso agevolazioni normative per un valore di circa 500 milioni di dollari alla Bezeq Telecom Israel, il principale operatore di telecomunicazioni del Paese, in cambio di una copertura mediatica favorevole. In questo caso, Netanyahu è accusato di corruzione, frode e abuso di potere.
Nel secondo, viene contestata la ricezione illecita di regali da parte di Netanyahu e della moglie, per un valore complessivo di circa 210 mila dollari, da parte di Arnon Milchan, produttore cinematografico israeliano con cittadinanza statunitense, e dell’imprenditore australiano James Packer. Tra i regali contestati figurano champagne e sigari, che secondo l’accusa sarebbero stati offerti in cambio di favori personali.
Nel terzo procedimento, Netanyahu è inquisito per frode e abuso di potere per aver trattato con Arnon Mozes, proprietario del quotidiano Yedioth Ahronoth, un accordo che prevedeva una copertura giornalistica più favorevole in cambio di una proposta di legge volta a limitare l’espansione di un media concorrente.
«Si tratta di una caccia alle streghe politica, molto simile a quella che ho dovuto sopportare io», ha scritto Trump il 28 giugno. «Questa parodia della “Giustizia” finirà per compromettere i negoziati con l’Iran e Hamas. In altre parole, è pura follia. L’azione intrapresa contro Benjamin Netanyahu è frutto di un accanimento giudiziario privo di logica».