Trump: per l’Iran nessuna concessione e nessun colloquio

di redazione eti/Chris Summers
1 Luglio 2025 8:13 Aggiornato: 4 Luglio 2025 14:27

Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha dichiarato di non voler offrire alcuna concessione all’Iran né di voler avviare negoziati con Teheran, dopo gli attacchi alle strutture nucleari iraniane del 21 giugno. In un post su Truth, Trump ha smentito il senatore democratico, Chris Coons, che aveva parlato di un possibile accordo simile a quello siglato da Barack Obama: «A Coons dico che io non offro nulla all’Iran, diversamente da Obama che ha versato miliardi con il fallimentare accordo Jcpoa, ormai scaduto. Noi non ci stiamo nemmeno parlando con loro, dopo aver distrutto le loro strutture nucleari».

Le parole di Trump rispondono a un’intervista rilasciata da Coons il 29 giugno a Fox News, nella quale il senatore aveva sostenuto che l’amministrazione stesse lavorando a un’intesa analoga a quella di Obama.

Intanto, il viceministro degli Esteri iraniano, Majid Takht-Ravanchi, ha dichiarato alla Bbc che Teheran pretenderà garanzie contro ulteriori attacchi americani come condizione per riprendere i negoziati nucleari, e ha ribadito il diritto dell’Iran ad arricchire uranio per scopi energetici: «Si possono discutere livelli e capacità, ma pretendere l’azzeramento dell’arricchimento minacciando bombardamenti equivale alla legge della giungla», ha affermato.

I colloqui tra Stati Uniti e Iran sul programma nucleare erano in corso quando, il 13 giugno, Israele ha condotto raid aerei contro obiettivi iraniani, colpendo siti nucleari e basi missilistiche. Teheran ha risposto lanciando droni e missili contro Israele. Il 21 giugno, sette bombardieri americani B-2 hanno sganciato quattordici bombe su tre impianti nucleari iraniani, tra cui Fordow, un sito sotterraneo situato in una regione montuosa, scaricando le Gbu-57, note come  bunker-buster, bombe da quasi 14 tonnellate progettate per penetrare sotto terra e distruggere bunker costruiti a grande profondità.

Il 24 giugno, la Cnn ha riportato — citando un rapporto preliminare del ministero della Difesa americano — che Fordow non sarebbe stato distrutto. La portavoce della Casa Bianca, Karoline Leavitt, ha definito la valutazione «falsa» e classificata come «top secret», sostenendo che fosse stata divulgata da una «fonte anonima di basso livello» nei Servizi al fine di «screditare il presidente Trump». Il ministro della Difesa Usa, Pete Hegseth, ha confermato: «Da ogni evidenza disponibile, la nostra campagna di bombardamenti ha eliminato la capacità dell’Iran di sviluppare armi nucleari». Il 25 giugno, la Casa Bianca ha diffuso una nota intitolata “Le strutture nucleari iraniane sono state distrutte, le insinuazioni contrarie sono fake news”.

Il 23 giugno l’Iran ha risposto con un attacco, portato previo preavviso, lanciando missili contro basi americane in Qatar, senza provocare vittime. L’ayatollah  Ali Khamenei lo ha descritto come un grave colpo inferto dalla Repubblica Islamica agli Stati Uniti, e definendo «inconcludenti» gli attacchi americani del 21 giugno.

Il 29 giugno, Rafael Grossi, direttore generale dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica, ha dichiarato a Cbs News che l’Iran potrebbe riprendere l’arricchimento dell’uranio entro pochi mesi. «Le capacità sono intatte. In pochi mesi, o anche meno, potrebbero attivare centrifughe per produrre uranio arricchito […] Non si può dire che tutto sia stato eliminato. Gli attacchi a Fordow, Natanz e Isfahan, dove l’Iran mantiene capacità di trattamento e arricchimento, hanno causato danni significativi ma non totali».


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