Il cessate il fuoco tra Israele e Iran non è stato violato, da quando è entrato in vigore alle 19 di ieri, 24 giugno.
Il presidente statunitense Donald Trump aveva annunciato il 23 giugno di aver mediato un accordo tra le due parti, a seguito dell’attacco statunitense contro tre i impianti nucleari di Isfahan, Natanz e Fordow. Secondo quanto dichiarato, il cessate il fuoco è stato attuato gradualmente nell’arco di 24 ore, a partire dalla mezzanotte di martedì. L’Iran ha interrotto per primo le ostilità. Nelle ore precedenti l’entrata in vigore della tregua, entrambe le parti si sono accusate reciprocamente di aver violato l’intesa. Trump aveva quindi chiesto in modo “energico” a Teheran e Gerusalemme di attenersi all’accordo. Fonti iraniane vicine al governo hanno riferito che nuovi raid aerei israeliani avrebbero provocato una risposta con il lancio di un razzo, poi fallito. Teheran ha negato qualsiasi violazione dell’accordo.
Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha successivamente confermato l’interruzione delle operazioni militari, sottolineando il successo delle azioni condotte fino a quel momento: «Da decenni prometto che l’Iran non disporrà di armi nucleari. Ora possiamo dire di aver distrutto il suo programma nucleare», ha dichiarato in un discorso televisivo. Israele poi ha annunciato che l’attenzione militare torna ora su Gaza, con l’obiettivo di smantellare Hamas e riportare a casa gli ostaggi.
Dopo il ritiro degli aerei israeliani, non si sono registrate ulteriori violazioni. La tregua ha ricevuto ampio sostegno da parte della comunità internazionale, con dichiarazioni favorevoli da parte delle Nazioni Unite, dell’Unione Europea, della Turchia, della Cina, del Pakistan e di altri Paesi, che hanno sollecitato il rispetto dell’accordo da entrambe le parti. Il ministro della Difesa israeliano Israel Katz ha confermato di aver parlato con il suo omologo statunitense Pete Hegseth, al quale ha garantito l’impegno di Israele a rispettare la tregua, «purché lo faccia anche l’altra parte». In un messaggio pubblicato su X, Katz ha inoltre ringraziato Hegseth per il sostegno americano alle operazioni contro la minaccia nucleare iraniana.
L’esercito israeliano ha revocato le restrizioni alle normali attività in tutto il Paese martedì alle 20 ora locale, ed è stata annunciata la riapertura del principale aeroporto israeliano, lo scalo Ben Gurion di Tel Aviv. Anche lo spazio aereo iraniano sarà riaperto, secondo Nournews.
L’inviato di Trump in Medio Oriente, Steve Witkoff, ha dichiarato martedì sera che i colloqui tra Stati Uniti e Iran sono promettenti: «Speriamo di poter avere un accordo di pace a lungo termine che faccia risorgere l’Iran» ha infatti detto Witkoff in un’intervista parlando a Fox News, aggiungendo: «Ora tocca a noi sederci con gli iraniani e raggiungere un accordo di pace globale. E io credo proprio che lo raggiungeremo».
Gli attacchi statunitensi del 21 giugno ordinati dal presidente degli Stati Uniti sono stati effettuati pochi giorni dopo che l’Agenzia internazionale per l’energia atomica aveva rilevato l’arricchimento dell’uranio iraniano al 60 per cento – una soglia prossima al 90 per cento richiesto per uso militare. Trump ha dichiarato che i tre impianti nucleari colpiti sono stati «completamente e totalmente annientati».
In un’intervista di ieri a Fox News, Rafael Grossi, direttore generale dell’Aiea, ha dichiarato che ritiene che i danni arrecati ai tre impianti nucleari iraniani siano «importanti», pur sottolineando che, naturalmente, per avere una relativa certezza dei danni e del livello attuale di “pericolosità nucleare” del regime islamico, è necessario che Teheran permetta agli ispettori dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica di effettuare gli adeguati sopralluoghi. Linea che sostanzialmente conferma quella espressa dal capo di stato maggiore delle forze armate statunitensi, generale Dan Caine, nel corso della prima conferenza stampa tenuta immediatamente dopo l’attacco dei B2: i danni sono stati senz’altro gravi, ma per ora non si è certi che i tre bunker nucleari siano stati totalmente distrutti.
Ma, al di là dello specifico livello di “distruzione fisica” dei tre siti nucleari iraniani, sia Marco Rubio che Steve Witkoff che JD Vance, parlando alla stampa hanno confermato, ognuno da un’angolazione differente, che la pericolosità iraniana derivante dalla capacità di costruire armi nucleari, è stata azzerata.
Anche secondo il capo di stato maggiore dell’esercito israeliano, generale Eyal Zamir, i bombardamenti hanno inflitto un danno significativo al programma nucleare iraniano, anche se «la campagna contro l’Iran non è conclusa». Zamir ha anche plaudito al modo in cui i militari israeliani hanno condotto le operazioni, ma invitando alla cautela: «Nonostante il risultato straordinario, occorre restare con i piedi per terra. Le sfide non sono finite». A sua volta, il viceammiraglio statunitense Brad Cooper, intervenendo davanti alla Commissione per i servizi armati del Senato degli Stati Uniti, ha confermato la distruzione dei tre siti nucleari, ma ha anche affermato che l’Iran conserva ancora «una notevole capacità tattica».