Trump: nessuna intenzione di abbattere il regime degli ayatollah

di Redazione ETI
24 Giugno 2025 19:32 Aggiornato: 4 Luglio 2025 14:27

Donald Trump ha ribadito di non perseguire alcun cambio di regime in Iran, due giorni dopo aver ventilato questa possibilità sui social media: «Non è ciò che voglio. Io desidero che la situazione si calmi il più rapidamente possibile», ha affermato Trump ai giornalisti a bordo dell’Air Force One, mentre si dirigeva al vertice Nato in Europa, «Un cambio di regime comporta caos, e l’ideale sarebbe evitare tanto disordine».

Nella fine settimana, Trump aveva scritto sul suo social Truth Social: «Se l’attuale regime iraniano non è in grado di rendere l’Iran nuovamente grande, perché non dovrebbe esserci un cambio di regime?». Lunedì, la portavoce della Casa Bianca, Karoline Leavitt, intervenendo su Abc News, aveva dichiarato: «Se il regime iraniano si rifiuta di giungere a una soluzione pacifica e diplomatica, che il presidente è ancora disposto a perseguire, perché il popolo iraniano non dovrebbe privare del potere questo regime estremamente violento?». Commentando il post di Trump su Truth Social, la portavoce ha poi precisato che il presidente aveva «semplicemente posto una domanda» sull’Iran, aggiungendo che «la nostra postura militare non è cambiata». Come dire: “se il regime degli ayatollah cade perché abbattuto dal popolo, meglio per tutti, ma noi non faremo nulla per abbatterlo”.

Queste dichiarazioni di Trump arrivano dopo le sue dure critiche odierne a Iran e Israele per aver condotto attacchi aerei nonostante in violazione del cessate il fuoco. Sull’Air Force One, Trump ha detto ai giornalisti che l’Iran dovrebbe avere la possibilità di ricostruire: «Gli iraniani sono ottimi commercianti, grandi uomini d’affari, e hanno molto petrolio. Dovrebbero cavarsela. Potranno ricostruire e fare un buon lavoro», ha detto il presidente americano precisando che il   fatto di non avere armi nucleari non inficia in alcun modo la capacità di rinascita economica e sociale di una nazione dotata di un simile potenziale.

IL BILANCIO DELLA GUERRA

Con l’entrata in vigore del cessate il fuoco tra Iran e Israele martedì, i servizi di emergenza israeliani hanno diffuso i dati definitivi relativi ai 12 giorni di combattimenti: 1.347 persone in Israele sono state colpite dagli attacchi, con 28 morti, 17 feriti gravi, 29 ferite non gravi, 872 ferite lievi e 401 messi in cura per difficoltà psicologiche.

Martedì mattina, l’ufficio del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha confermato che Israele ha colpito un sito radar vicino a Teheran, in quella che è stata definita una rappresaglia per i missili iraniani lanciati tre ore e mezza dopo l’inizio previsto del cessate il fuoco violato. L’ufficio ha precisato che Israele ha deciso di astenersi da ulteriori attacchi dopo una conversazione telefonica tra Netanyahu e Trump, senza però chiarire se il raid sul sito radar sia avvenuto prima o dopo il colloquio telefonico.

Dopo la violazione della tregua da parte di entrambe le fazioni, nella giornata di martedì Donald Trump ha scritto su Truth che finalmente il cessate il fuoco da lui imposto è entrato in vigore.

Venendo a un primo bilancio verificato degli attacchi portati dai B2 statunitensi, il vice ammiraglio Brad Cooper, rispondendo martedì ai parlamentari degli Stati Uniti, ha sottolineato che l’Iran conserva ancora «una significativa capacità tattica», nonostante i raid abbiano avuto successo. L’Iran ha provato questa capacità con l’attacco missilistico “dimostrativo”, di lunedì contro la base militare americana di Al Udeid in Qatar, ha aggiunto l’ammiraglio Cooper che, alla domanda se l’Iran rappresenti ancora una minaccia per il personale militare statunitense e per i cittadini americani nel mondo, ha risposto con un secco «Sì».


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