Le compagnie aeree di tutto il mondo stanno valutando per quanto tempo sospendere i voli verso il Medio Oriente, mentre il conflitto nella regione entra in una nuova fase a seguito degli attacchi degli Stati Uniti a siti nucleari iraniani e delle minacce di ritorsione da parte di Teheran. Le recenti cancellazioni di voli diretti verso hub solitamente stabili come Dubai — l’aeroporto internazionale più trafficato al mondo — e Doha, in Qatar, riflettono le crescenti preoccupazioni del settore per la sicurezza nell’area.
Dallo scorso 13 giugno, data di inizio degli attacchi israeliani contro l’Iran, lo spazio aereo tra Iran, Iraq e Mediterraneo, tradizionalmente molto trafficato, è rimasto quasi del tutto privo di voli commerciali. Le compagnie hanno deviato, cancellato o posticipato numerosi collegamenti a causa delle chiusure dello spazio aereo e dei timori legati alla sicurezza.
Finnair è stata la prima a prolungare la sospensione dei voli per Doha, con cancellazioni previste fino al 30 giugno. Singapore Airlines ha sospeso i collegamenti con Dubai almeno fino a martedì, dopo aver già annullato il servizio domenicale. Air France Klm, Iberia del gruppo Iag, British Airways e la kazaka Air Astana hanno sospeso i voli per Doha e Dubai tra domenica e lunedì. Air France ha inoltre interrotto i voli per Riyadh e prorogato la sospensione dei collegamenti da e per Beirut fino a mercoledì. Iberia non ha ancora preso decisioni definitive sui voli futuri, mentre British Airways continua a monitorare l’evoluzione del quadro.
Secondo la società di consulenza Osprey Flight Solutions, è probabile che i vettori stiano evitando gli aeroporti di Emirati Arabi Uniti, Qatar e, in misura minore, Kuwait, Bahrein e Arabia Saudita, per il timore di possibili attacchi iraniani o di suoi alleati contro basi militari Usa presenti in questi Paesi. Con lo spazio aereo sopra Russia e Ucraina già precluso alla maggior parte delle compagnie a causa del conflitto in corso, il Medio Oriente era diventato un corridoio cruciale per i voli tra Europa e Asia. Negli ultimi dieci giorni, segnati da attacchi missilistici e raid aerei, i vettori hanno deviato le rotte verso nord, attraverso il Mar Caspio, o verso sud, passando per Egitto e Arabia Saudita. Alle deviazioni si sommano costi aggiuntivi legati al carburante e al personale, aggravati dal rialzo del prezzo del petrolio seguito agli attacchi Usa.
Il gruppo australiano Flight Centre Travel Group ha segnalato un numero contenuto di richieste da parte dei clienti per evitare gli hub mediorientali nei viaggi verso l’Europa. Secondo l’amministratore delegato Graham Turner, le alternative più richieste includono Singapore, Hong Kong, Cina, Johannesburg e voli diretti tra Perth e Londra.
L’espansione delle zone di conflitto rappresenta un ostacolo operativo crescente per l’aviazione commerciale. I raid aerei alimentano il timore di abbattimenti accidentali o intenzionali di voli civili. Fenomeni come la falsificazione delle coordinate e le interferenze Gps, frequenti in aree politicamente instabili dove i segnali vengono alterati per deviare i velivoli, sono in aumento.
La società svizzera SkAI, specializzata nel monitoraggio delle interferenze Gps, ha rilevato domenica sera oltre 150 episodi di falsificazione in 24 ore. Safe Airspace, piattaforma gestita da Opsgroup, ha avvertito che gli attacchi degli Stati Uniti contro i siti nucleari iraniani potrebbero aumentare i rischi per gli operatori americani, con possibili conseguenze negli spazi aerei di Bahrein, Kuwait, Oman, Qatar, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti.
Prima degli attacchi, American Airlines aveva già sospeso i voli per il Qatar, mentre United Airlines e Air Canada avevano interrotto i collegamenti con Dubai, senza al momento ripristinarli. Mentre i principali vettori internazionali restano cauti, alcune compagnie locali di Giordania, Libano e Iraq hanno iniziato a riprendere gradualmente le operazioni dopo numerose cancellazioni.
Israele ha potenziato i voli per agevolare il rientro e la partenza dei cittadini. Lunedì mattina sono atterrati alcuni voli di soccorso, con 24 arrivi previsti nella giornata. L’Autorità aeroportuale israeliana ha annunciato la ripresa delle partenze da parte delle compagnie locali, con un limite di 50 passeggeri per volo. La compagnia El Al ha ricevuto circa 25 mila richieste di partenza in un solo giorno, secondo quanto dichiarato domenica.