Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite si è riunito domenica per discutere gli attacchi aerei statunitensi contro i siti nucleari iraniani. Russia, Cina e Pakistan hanno proposto una risoluzione da sottoporre al voto dei 15 membri per richiedere un cessate il fuoco immediato in Medio Oriente.
«Gli attacchi alle strutture nucleari iraniane da parte degli Stati Uniti segnano un’escalation pericolosa», ha dichiarato il Segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, durante la seduta. «È indispensabile agire con urgenza per fermare i combattimenti e rilanciare negoziati seri sul programma nucleare iraniano».
Nel corso della stessa giornata, l’attenzione è rimasta puntata sulla reazione dell’Iran, dopo che il presidente americano Donald Trump aveva annunciato che gli Stati Uniti avevano colpito i principali siti nucleari di Teheran. Si tratta dell’operazione militare occidentale più significativa contro la Repubblica Islamica dalla rivoluzione del 1979.
Russia e Cina hanno espresso netta e coordinata condanna degli attacchi: «La pace in Medio Oriente non si ottiene con la forza», ha sottolineato l’ambasciatore cinese presso l’Onu, Fu Cong: «Le opzioni diplomatiche per risolvere la questione nucleare iraniana non sono esaurite e resta possibile una soluzione pacifica». L’ambasciatore russo Vassily Nebenzia ha richiamato l’intervento del 2003 dell’ex ministro degli Esteri americano, Colin Powell, che aveva sostenuto davanti al Consiglio la presunta minaccia internazionale rappresentata dalle armi chimiche e biologiche di Saddam Hussein. «Ci viene chiesto di credere ancora una volta alle dichiarazioni degli Stati Uniti, causando sofferenze a milioni di persone in Medio Oriente. Questo conferma che gli Stati Uniti non hanno tratto insegnamenti dalla Storia» ha dichiarato l’ambasciatore russo, evidentemente “distratto” rispetto ai fatti che stanno avvenendo in Ucraina.
L’ambasciatore statunitense presso l’Onu, Dorothy Shea, che ha difeso la necessità di un’azione decisa, invitando il Consiglio a esortare l’Iran a cessare le minacce contro Israele (che il regime di Teheran chiede, da decenni, che venga «cancellato dalla carta geografica») e a interrompere il proprio programma di armamenti nucleari: «L’Iran ha sistematicamente occultato le sue attività nucleari e ostacolato dei negoziati condotti in buona fede» ha affermato l’ambasciatore americano, «non si può consentire che il regime iraniano acquisisca un’arma nucleare».
«INAZIONE DALLE CONSEGUENZE CATASTROFICHE»
La riunione del Consiglio di Sicurezza è stata richiesta dall’Iran. L’ambasciatore iraniano presso l’Onu, Amir Saeid Iravani, ha accusato gli Stati Uniti e Israele di aver compromesso ogni possibilità di dialogo, definendo infondate le accuse di Washington e Tel Aviv e denunciando un uso politico del Trattato di non proliferazione nucleare: «Anziché tutelare il diritto all’energia nucleare pacifica, il trattato è stato strumentalizzato per giustificare atti di aggressione che minacciano gli interessi fondamentali del mio Paese».
L’ambasciatore israeliano Danny Danon ha invece sostenuto l’intervento statunitense, definendolo «l’estrema linea di difesa dopo il fallimento di tutte le altre opzioni», e ha accusato l’Iran di sfruttare i negoziati come copertura per sviluppare missili e arricchire uranio: «L’inazione avrebbe avuto conseguenze catastrofiche. Un Iran nucleare rappresenterebbe una minaccia mortale per tutti».
Non è ancora definito quando il Consiglio potrà esprimersi sulla bozza di risoluzione proposta da Russia, Cina e Pakistan, che invita i membri a presentare osservazioni entro lunedì sera. Per essere approvata, la risoluzione richiede almeno nove voti favorevoli e nessun veto da parte di Stati Uniti, Francia, Regno Unito, Russia o Cina.
«L’azione militare non può garantire una soluzione duratura alle preoccupazioni sul programma nucleare iraniano» ha osservato l’ambasciatore britannico Barbara Woodward, «si invita l’Iran a esercitare moderazione e tutte le parti a riprendere i negoziati per una soluzione diplomatica che arresti l’escalation e ponga fine alla crisi».
Il direttore dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica, Rafael Grossi, ha riferito che i crateri visibili nel sito di Fordow, non consentono di valutare i danni sotterranei. Ha poi aggiunto che gli ingressi ai tunnel di stoccaggio di materiale arricchito nel complesso di Isfahan risultano colpiti, mentre l’impianto di arricchimento di Natanz ha subito danni, ma «l’Iran ha comunicato all’Aiea che non si registrano aumenti dei livelli di radiazioni al di fuori dei tre siti» ha precisato Grossi.