Nello stretto di Hormuz «passa circa il 20 per cento del gas e il 30-40 per cento del petrolio, quindi un suo eventuale blocco comporterebbe un minor quantitativo della materia prima e una risalita dei prezzi. È un automatismo di mercato, che scatenerebbe anche dei meccanismi speculativi». Lo ha detto il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, in un’intervista a «La Stampa», sulla crisi in Medio Oriente.
In merito alle fiammate dei prezzi sulle piazze finanziarie in questi giorni, il ministro ha precisato: «L’aumento è stato contenuto e può essere dovuto a tanti fattori: al timore di chi deve approvvigionarsi e ha incrementato la domanda per avere delle quote di riserva; oppure al fatto che l’inizio delle operazioni militari ha portato difficoltà alle esportazioni. Il blocco di Hormuz, invece, genererebbe una situazione di difficilissima gestione». «Noi siamo tanto dipendenti dal gas, ma non lo siamo quantitativamente da quell’area. Certo, utilizziamo il gas del Qatar e nel caso di una escalation potremmo doverlo sostituire, ma il mondo è pieno di gas. Grazie anche ai nostri rigassificatori e alle due navi che abbiamo aggiunto a Piombino e a Ravenna, siamo in una condizione di sicurezza. La preoccupazione maggiore deve essere sul prezzo che si fa sui mercati internazionali», ha aggiunto.