Trump: deciderò entro due settimane se attaccare l’Iran

di Jackson Richman/Artemio Romano
19 Giugno 2025 21:06 Aggiornato: 4 Luglio 2025 14:27

Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, prenderà una decisione sull’eventuale intervento militare americano in Iran entro le prossime due settimane. Lo ha annunciato la portavoce della Casa Bianca, Karoline Leavitt, oggi in conferenza stampa: «Ho un messaggio diretto del presidente, che cito testualmente: “Considerando la possibilità di negoziati con l’Iran, che potrebbero o meno aver luogo a breve, prenderò la mia decisione sull’intervento entro le prossime due settimane”». Il presidente, ha aggiunto, sta conducendo una serie di riunioni nella Situation Room per valutare le alternative possibili riguardo alla crisi iraniana, senza però chiarire se intenda effettivamente coinvolgere gli Stati Uniti nel conflitto.

La Leavitt ha sottolineato che l’obiettivo principale del presidente non è il cambio di regime a Teheran, ma garantire che la Repubblica Islamica non acquisisca un’arma nucleare: «Voglio essere chiara: l’Iran ha tutto il necessario per sviluppare un’arma nucleare. Manca solo la decisione del leader supremo, e in poche settimane potrebbe completare la produzione di un ordigno». Un’eventualità del genere, ha aggiunto la portavoce di Trump, rappresenterebbe «una minaccia all’esistenza non solo di Israele, ma anche degli Stati Uniti e del mondo intero». E a pensarla così non sono solo Israele e Stati Uniti ma l’intero Occidente, ha aggiunto la Leavitt, evidentemente sulla scorta delle recenti dichiarazioni dei Sette Grandi in Canada.

Ma pur appoggiando le operazioni militari israeliane contro l’Iran, Trump sta cercando di privilegiare una soluzione diplomatica. Diversamente da quanto dichiarato nella giornata di ieri – quando il presidente americano aveva detto che il tempo dei negoziati era finito, inviando un ultimatum di resa incondizionata a Teheran – oggi la Leavitt ha rivelato che un’offerta negoziale, presentata all’Iran dall’inviato speciale Steve Witkoff, è stata respinta da Teheran, nonostante fosse considerata «realistica e accettabile». Vediamo quindi ripetersi lo stile di negoziazione di Donald Trump, che alterna toni perentori a posizioni concilianti e a ultimatum che spesso sono pen-utlimatum o terz-ultimatum. Ma ovviamente tutto ha un limite, e Teheran ormai ha solo Trump come interlocutore in grado di mediare la fine delle ostilità.

Nel frattempo, Israele continua con i suoi raid aerei contro infrastrutture nucleari, missilistiche e di altro tipo in Iran, mentre Teheran continua a colpire obiettivi civili israeliani: un attacco iraniano ha danneggiato un ospedale a Be’er Sheva, nel sud di Israele, ferendo decine di persone. Tel Aviv sta concentrando gli sforzi sul sito nucleare iraniano di Fordow, un impianto sotterraneo che comunque richiede l’uso di bombe anti-bunker per essere distrutto. Bombe che solo gli Stati Uniti sono in grado di sganciare. Evidente, quindi, come il ruolo di Donald Trump qui sia a dir poco cruciale: la decisione del presidente americano di inviare i bombardieri stealth B2 Spirit, potrebbe ridefinire gli equilibri geopolitici in Medio Oriente. E avere ripercussioni a livello mondiale difficilmente (o forse fin troppo facilmente) prevedibili.


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