Il “Green new deal” è irrazionale e impraticabile

di Gary Abernathy per ET USA
4 Giugno 2025 13:54 Aggiornato: 4 Giugno 2025 21:10

Immaginate di essere sulla metropolitana per andare al lavoro, quando il treno si ferma improvvisamente, bloccato a metà strada tra due fermate. Tirate fuori il vostro smartphone per cercare informazioni su quanto accaduto, ma non avete campo: nessun segnale telefonico, nessuna connessione a internet.

Ore dopo, i soccorritori riescono finalmente a far uscire voi e gli altri passeggeri dal convoglio fermo. Usciti in strada, sperate di prendere un taxi, ma senza le app e con i lettori di carte di credito fuori servizio, siete costretti a cercare un bancomat. Ma nemmeno i bancomat funzionano. Vi rendete allora conto che tutti si trovano nella stessa situazione. Ospedali che lavorano con sistemi di emergenza, persone bloccate negli ascensori, traffico paralizzato per l’assenza di semafori funzionanti, distributori di carburante bloccati, terminal aeroportuali chiusi. Case immerse nell’oscurità, con gli abitanti che cercano disperatamente candele e radio a batteria per capire cosa stia accadendo.

Il 28 aprile, i cittadini di Spagna, Portogallo e di alcune zone della Francia non hanno dovuto immaginare questo incubo: lo hanno vissuto per ore. Un blackout senza precedenti ha colpito almeno 55 milioni di persone a causa del collasso del sistema elettrico della penisola iberica.

La crisi, definita come una delle peggiori mai registrate in Europa, ha «interrotto le attività commerciali, gli ospedali, i trasporti, le reti cellulari e altre infrastrutture fondamentali» secondo quanto riportato dall’emittente France 24. Per giorni, molte agenzie di stampa, in particolare negli Stati Uniti, hanno sostenuto che fosse troppo presto per attribuire la causa del gigantesco blackout. Altri, invece, hanno riconosciuto l’evidenza. Reuters ha segnalato fin da subito che «Redeia, società proprietaria di Red Eléctrica, aveva avvertito a febbraio nel suo rapporto annuale del rischio di ‘disconnessioni dovute all’alta penetrazione delle energie rinnovabili senza le capacità tecniche necessarie per una risposta adeguata di fronte a perturbazioni’».

Mentre molti osservatori cercavano di attribuire la responsabilità a cause alternative, altri sono stati più diretti nell’individuare il responsabile. Raúl Bajo Buenestado è un ricercatore presso il Baker Institute for Public Policy della Rice University a Houston con una borsa Fulbright da studente e un finanziamento per giovani ricercatori dal ministero dell’Istruzione spagnolo. Ha conseguito il dottorato in economia presso la Rice University, e attualmente si occupa principalmente di incentivi agli investimenti nella generazione e dei mercati di capacità nel settore elettrico. Conduce inoltre ricerche sui mercati della vendita al dettaglio di carburante, come si legge nella sua biografia online.

Dopo aver analizzato i dati sul blackout del 28 aprile, Buenestado ha scritto un commento in cui afferma che pochi minuti prima del collasso della rete «le fonti rinnovabili coprivano il 78 per cento della generazione elettrica nel sistema della penisola iberica, con il solo solare che contribuiva per quasi il 60 per cento. Le tecnologie convenzionali, come gli impianti a gas e nucleari, rappresentavano solo circa il 15 per cento del mix totale. Questa configurazione non è insolita in Spagna o Portogallo, dove elevate quote di energia rinnovabile sono comuni, specialmente durante giornate soleggiate e ventose».

Buenestado ha aggiunto: «Ciò che distingue il 28 aprile è che, secondo l’operatore nazionale della rete elettrica spagnola (Red Eléctrica de España), si sono verificati due eventi consecutivi di perdita di generazione nel sud-ovest della Spagna, presumibilmente legati a grandi impianti solari».

Ha inoltre sottolineato come «il rischio di blackout su larga scala in sistemi elettrici con elevate quote di energia rinnovabile sia ben noto. Tuttavia, il blackout iberico del 28 aprile mette in evidenza queste vulnerabilità riconosciute da tempo». Ha spiegato che, a differenza delle centrali convenzionali, gli impianti solari e eolici «dipendono da una rete stabile per funzionare correttamente e non possono sostenere autonomamente la stabilità della rete durante le perturbazioni».

Prima che il presidente Trump annullasse la politica del precedente governo volta a sostenere i combustibili fossili, Biden aveva impegnato gli Stati Uniti a raggiungere «il 100 per cento di elettricità pulita» entro il 2035, un obiettivo che mette seriamente a rischio la nostra infrastruttura energetica. Le critiche di Biden alle fonti di energia affidabili e accessibili, come il gas naturale, risultavano poco realistiche e poco apprezzate da molti consumatori, che preferivano gli apparecchi a gas e i sistemi di riscaldamento tradizionali rispetto a quelli che sarebbero stati ammessi sotto le nuove normative federali.

Anche la Spagna «sta puntando a eliminare progressivamente la generazione da combustibili fossili e nucleare a favore delle rinnovabili» con l’obiettivo di raggiungere una quota del 74 per cento del totale entro il 2030, secondo il piano in vigore. L’insistenza nel sostituire energia economica e affidabile con alternative più costose e meno sicure risulta dunque irrazionale e impraticabile. Il gas naturale rimane il combustibile più conveniente, affidabile e sempre più pulito a livello mondiale.

È significativo che, nonostante la retorica anticomustibili fossili del governo spagnolo, gli Stati Uniti siano recentemente diventati il principale fornitore di gas naturale liquefatto della Spagna. Gran parte dell’Europa – imitando la retorica più estremista sul cambiamento climatico – critica pubblicamente la produzione e l’uso di energia tradizionale negli Stati Uniti, mentre contemporaneamente ne fa ampio uso. Il disastro del 28 aprile farà riflettere i leader europei sull’opportunità di abbandonare le fonti di energia più affidabili? Probabilmente no. A seguito del blackout devastante, il primo ministro spagnolo Pedro Sánchez ha affermato che il governo non «devierà di un solo millimetro» dai propri piani di transizione verso le cosiddette energie rinnovabili.

Un fatto che suscita preoccupazione. Nel frattempo, è interessante osservare che una delle principali fonti di energia utilizzate per ripristinare l’elettricità ai milioni di persone rimaste senza corrente in Spagna, Portogallo e in alcune zone della Francia è stata proprio quella che le autorità di quei Paesi dichiarano di voler eliminare: il gas naturale.


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