Ultimatum di due settimane di Trump a Putin

di Redazione ETI/ Tom Ozimek
29 Maggio 2025 9:19 Aggiornato: 29 Maggio 2025 12:05

Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha annunciato di aver concesso due settimane al presidente russo Vladimir Putin per dimostrare un reale impegno nel porre fine alla guerra in Ucraina, avvertendo che, in caso contrario, saranno adottate misure più severe. Nel corso di un incontro con la stampa nello Studio Ovale, Trump ha espresso «profonda delusione» per i recenti attacchi russi con droni e missili contro diverse città ucraine.

Alla domanda se continui a ritenere che Putin voglia effettivamente porre fine alla guerra, Trump ha risposto di non avere certezze sulla buona fede del presidente russo, affermando che eventuali ambiguità saranno chiarite nelle prossime due settimane: «lo scopriremo presto» ha dichiarato, «capiremo se sta solo prendendo tempo. In tal caso, la nostra risposta sarà diversa». Secondo Trump, nel negoziato con il Cremlino guidato con dall’inviato speciale Steve Witkoff, sono emersi segnali di apertura da parte russa, anche se — ha sottolineato — nulla potrà essere confermato finché non sarà firmato un documento formale.

Pur denunciando un’escalation degli attacchi russi in pieno svolgimento dei negoziati, Trump ha spiegato di aver rinunciato, per il momento, a nuove sanzioni contro Mosca, nella convinzione che le parti siano vicine a un cessate il fuoco. «Non voglio compromettere i colloqui» ha spiegato: nuove misure punitive potrebbero far deragliare il dialogo. Ha inoltre ribadito di aver adottato una linea «più dura» verso la Russia rispetto a quella dei suoi predecessori, precisando che le sanzioni devono essere usate «nel momento più opportuno».

Sul piano formale, Mosca ha presentato un memorandum – steso su incarico di Vladimir Medinskij e confermato dal ministro degli Esteri Sergey Lavrov – contenente uno schema di cessate il fuoco e le tappe per un accordo di pace. La consegna del documento è attesa per il secondo ciclo di negoziati diretti con Kiev, previsto a Istanbul il 2 giugno. La proposta non ha ancora ricevuto risposta ufficiale da parte ucraina.

Kiev e diversi alleati occidentali continuano ad accusare Mosca di utilizzare la diplomazia come diversivo per guadagnare tempo, mentre prosegue le operazioni militari; accuse che il Cremlino respinge: la posizione ufficiale russa resta ferma sulla necessità di affrontare le cosiddette «cause strutturali» del conflitto, tra cui l’espansione orientale della Nato e il sostegno militare occidentale all’Ucraina.

Secondo Putin, l’ingresso dell’Ucraina nella Nato rappresenterebbe una minaccia esistenziale, poiché implicherebbe una presenza militare occidentale ai confini della Federazione Russa. Kyiv, dal canto suo, respinge ogni pretesa russa di porre un veto sul proprio futuro all’interno dell’Alleanza Atlantica e continua a chiedere garanzie di sicurezza vincolanti per prevenire futuri attacchi.

Le ultime dichiarazioni di Trump, che fissano una scadenza di due settimane a Putin per verificare la serietà dell’impegno diplomatico, arrivano a breve distanza da precedenti affermazioni in cui si era detto «assolutamente» intenzionato a valutare nuove sanzioni contro la Russia. Tali parole erano seguite a uno dei fine settimana più violenti dall’inizio del conflitto, con bombardamenti intensi da parte russa, nonostante i negoziati in corso con la mediazione statunitense.

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