Lo yuan non potrai mai prendere il posto del dollaro

di Milton Ezrati per ET USA
25 Maggio 2025 16:15 Aggiornato: 25 Maggio 2025 16:15

Da alcuni anni, i giornali finanziari speculano su quando lo yuan cinese sostituirà il dollaro statunitense come principale valuta internazionale, quella che banchieri e operatori valutari definiscono “riserva mondiale”.

Pechino non ha mai nascosto il desiderio di vedere questo cambiamento, arrivando a volte a dichiarare che è inevitabile. Ora, però, di fronte a delicati negoziati commerciali con Washington, le autorità cinesi hanno ridimensionato tali ambizioni, probabilmente per favorire proprio i negoziati, ma anche perché la possibilità, lungi dall’essere inevitabile, è sempre stata remota.

Essendo quella cinese un’economia orientata all’export, in cui le vendite agli Stati Uniti rappresentano il 3% del Pil nazionale, Pechino sa che la prosperità della Cina è molto più vulnerabile al commercio sino-americano rispetto a quella statunitense. Gli analisti stimano che questo commercio coinvolga circa 16 milioni di lavoratori cinesi. Con così tanto in gioco e problemi economici di cui preoccuparsi, i negoziatori cinesi non vogliono certamente irritare i loro omologhi americani con dichiarazioni trionfalistiche sulle questioni valutarie.

Più fondamentalmente, le autorità cinesi sanno – o quanto meno dovrebbero sapere – quanto lo yuan sia lontano dal raggiungere lo status di riserva mondiale. Certo, l’economia statunitense e il dollaro non hanno più il dominio schiacciante di un tempo, e questo è un aspetto che ogni nazione al mondo ha preso in considerazione.

Tuttavia, nessun’altra valuta – specialmente lo yuan – possiede le caratteristiche necessarie per assumere il ruolo del dollaro. E a rendere Pechino ancora meno propensa a promuovere lo yuan come sostituto del dollaro, è la consapevolezza che lo yuan potrebbe acquisire tali caratteristiche solo se il Partito comunista cinese fosse disposto ad allentare i rigidi controlli finanziari e valutari che invece considera preziosi, e che con tutta probabilità non intende abbandonare.

Il primo ostacolo per le ambizioni dello yuan è l’abitudine: il regime cinese ha cercato con forza di elevare lo status dello yuan in quello che alcuni hanno definito un «sistema sino-centrico». Pechino richiede transazioni e flussi di capitale in yuan con la sua Via della Seta. Ha creato la Banca Asiatica per gli Investimenti in Infrastrutture che opera esclusivamente con prestiti e trasferimenti in yuan. Il regime ha spinto con successo il Fondo Monetario Internazionale a includere lo yuan tra le valute offerte tramite i “diritti speciali di prelievo”.

La Banca Centrale cinese, ha supportato questo sforzo promuovendo lo yuan digitale. Eppure, nonostante tutto questo impegno e i relativi costi, il dollaro continua a dominare. Circa l’80% del commercio mondiale avviene in dollari, anche quando gli americani non sono coinvolti. Il dollaro è presente in circa il 90% di tutte le transazioni valutarie, mentre lo yuan appare solo nel 4%, e persino l’euro raggiunge appena il 30%. La conversione di sterline egiziane in yuan, ad esempio, avviene tipicamente attraverso il dollaro. Queste relazioni consolidate si sono sviluppate nel corso moltissimi anni e ce ne vorrebbero altrettanti per ribaltare la situazione a favore dello yuan.

La liquidità rappresenta una seconda sfida per lo yuan. È possibile scambiare dollari e asset in dollari 24 ore al giorno, sette giorni su sette. I mercati del dollaro sono così ampi e sviluppati che si possono muovere enormi somme con facilità e con un impatto minimo sui prezzi di valute o asset finanziari. Questi mercati offrono anche una vasta gamma di strumenti finanziari, rendendoli attraenti per operatori e finanziatori che, nel corso delle loro attività, devono mantenere saldi nella valuta che funge da riserva mondiale. Questi attori chiave apprezzano tali caratteristiche e sanno che i mercati basati sullo yuan non possono competere.

Come dovrebbe essere chiaro, anche nelle migliori circostanze il Pcc dovrebbe affrontare anni di sforzi e promozione per iniziare a sfidare la posizione mondiale del dollaro. Ma non è nemmeno certo che Pechino voglia fare i sacrifici necessari. Per farlo, ad esempio, dovrebbe abbandonare il rigido controllo sul tasso cambio yuan-dollaro, lasciandolo fluttuare liberamente sui mercati valutari mondiali.

Per offrire a esportatori, importatori e ai loro sostenitori finanziari la liquidità e la varietà di strumenti di investimento di cui hanno bisogno, Pechino dovrebbe rinunciare alla sua attuale insistenza nel controllare i flussi di capitale e investimenti in entrata e in uscita dal Paese. Teoricamente, la Cina potrebbe fare tali aggiustamenti. Ma poiché ciò andrebbe direttamente contro l’ossessione del controllo del Partito comunista cinese, lo yuan non ha nemmeno le basi per competere con il dollaro per lo status di riserva mondiale.

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