Il lato oscuro delle firme del lusso

di redazione eti/Reuters
21 Maggio 2025 15:52 Aggiornato: 21 Maggio 2025 15:52

L’Autorità antitrust ha dichiarato conclusa l’indagine nei confronti di Dior – marchio di proprietà di Lvmh – atta a verificare se il brand di lusso avesse fuorviato i consumatori con dichiarazioni sulle condizioni di lavoro dei propri fornitori.

Secondo l’antitrust l’indagine si è conclusa senza «accertamento di illecito», riconoscendo inoltre la completa collaborazione di Dior. Tra gli impegni imposti, la società d’alta moda dovrà versare 2 milioni di euro in cinque anni per contrastare lo sfruttamento lavorativo.

L’anno scorso, la Procura di Milano aveva scoperto diversi laboratori in cui lavoratori sottopagati, spesso immigrati irregolari, producevano borse in pelle che venivano poi rivendute a Dior e Armani a bassissimo costo. Questo aveva spinto l’Autorità antitrust ad avviare un’indagine per accertare se i marchi di lusso avessero fuorviato i consumatori, mettendo in luce il divario tra le condizioni reali emerse dalle indagini giudiziarie sul lavoro e le promesse di artigianalità e responsabilità sociale dei due brand.

In risposta, Dior si è impegnata a modificare le sue dichiarazioni etiche e di responsabilità sociale e ad applicare procedure più rigorose per la selezione e il monitoraggio dei propri fornitori. «Dior ha collaborato strettamente con l’Autorità per definire degli impegni finalizzati a garantire trasparenza nella filiera produttiva in Italia», ha affermato l’autorità amministrativa.

Il Codacons ha definito l’esito dell’indagine troppo indulgente, considerando l’entità limitata degli impegni finanziari oltre che l’assenza di una sanzione. Ma Dior e Armani non sono le uniche aziende a essere finite sotto i riflettori: la settimana scorsa, il Tribunale di Milano ha disposto l’amministrazione giudiziaria per la Valentino Bags Lab Srl, per presunta omissione di controllo sullo sfruttamento di lavoro.

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