La crescente presenza della propaganda cinese su YouTube

di Redazione Eti/Petr Svab&Eva Fu
21 Maggio 2025 9:25 Aggiornato: 21 Maggio 2025 11:11

Negli ultimi anni, YouTube è diventato un terreno fertile per operazioni di influenza della propaganda cinese. Questo fenomeno, che si manifesta soprattutto attraverso contenuti in lingua inglese sulla Cina, solleva interrogativi sull’evoluzione delle strategie di comunicazione mondiale e sull’impatto degli algoritmi delle piattaforme digitali.

Commentatori pagati inondano le sezioni dei commenti, video di propaganda vengono spacciati per contenuti spontanei e agli “influencer” vengono offerti soldi (veri o criptovalute) per promuovere all’estero la propaganda della dittatura comunista cinese. Oltre a contenuti che esaltano artificiosamente l’immagine del regime, gran parte della propaganda mira a screditare chiunque, in Cina e all’estero, critichi il Partito comunista cinese, in particolare le minoranze religiose ed etniche perseguitate in Cina. I contenuti propagandistici su YouTube di norma non dichiarano di originare dal Pcc, ovviamente. In molti casi, sono prodotti da youtuber americani o europei apparentemente privi di legami con il regime.

Fonti dell’edizione americana di Epoch Times riferiscono di campagne – ordinate dal segretario generale del Partito in persona, Xi Jinping – mirate a screditare e attaccare gruppi religiosi come i praticanti del Falun Gong, perseguitati dal Pcc dal 1999. Nel 2022, Xi ha rilanciato la persecuzione del Falun Gong (iniziata nel ’99 da Jiang Zemin) con l’obiettivo di annientarlo non solo in Cina ma in ogni parte del mondo. La nuova campagna persecutoria prevede l’uso dei mass media e dei social americani per diffamare le attività imprenditoriali avviate dai praticanti del Falun Gong, come ad esempio la compagnia di danza classica cinese Shen Yun Performing Arts (e The Epoch Times stesso).

Rispetto al passato, quando il Pcc usava solo la cosiddetta “Armata dei 50 centesimi” (ossia dei troll pagati per sostenere con commenti sui social il regime) le strategie ora sono più raffinate. Chris Chappell, influencer indipendente americano del canale China Uncensored, nota un’evoluzione verso approcci meno evidenti, capaci di influenzare il pubblico in modo più subdolo. Diversi youtuber di spicco, tra cui il commentatore politico statunitense Tim Pool, hanno riferito di essere stati contattati via email da sconosciuti che offrivano qualche centinaio di dollari per pubblicare dei video diffamatori del Falun Gong. Un altro aspetto rilevante è l’offerta di viaggi sponsorizzati in Cina a vlogger, soprattutto occidentali, per produrre contenuti positivi sulla Cina. Questi video, che mettono in bella mostra le attrazioni turistiche e le infrastrutture moderne cinesi (e resi possibili dalle recenti politiche di visti “semplificati” che hanno favorito un’ondata di vlogger in viaggio in aree ben precise della Cina) seguono schemi tanto simili da far immaginare una regia coordinata. Un tipo di comunicazione già vista ai tempi del Covid.

Parallelamente, alcuni youtuber critici del Pcc, come Chappell appunto, hanno segnalato cali significativi nel traffico dei propri canali a partire da novembre 2024, con riduzioni fino al 90%. Gli spettatori dicono che i loro video non appaiono nei feed o tra i suggerimenti, mentre contenuti favorevoli alla Cina hanno maggiore visibilità. Un sondaggio fatto dal popolare influencer su circa 6 mila partecipanti, ha rivelato che il 40% degli spettatori «non riceveva mai, o quasi mai», suggerimenti sui video di Chappell che ha aggiunto: «Anche se si trattava di iscritti che volevano vedere i nostri contenuti, YouTube non li informava dei nuovi video. E oltre un terzo di questi stessi iscritti ha riferito che la piattaforma suggeriva video favorevoli al Pcc, inclusi contenuti di Testate controllate dal regime». Uno studio dell’Università Rutgers, pubblicato a dicembre 2024, conferma la presenza di una faziosità filocinese su certi termini legati ai diritti umani.

YouTube sostiene invece che la sua funzione di ricerca dia priorità a contenuti di «alta qualità» (inoltre, secondo un bollettino del dicembre 2024, avrebbe cancellato oltre 20 mila canali legati a operazioni coordinate dal regime cinese) e attribuisce i cali di traffico a una minore interazione degli spettatori; il che contraddice il sondaggio di Chappell. Ma alcuni produttori di contenuti parlano di “manipolazioni algoritmiche” e di “un’inondazione” di contenuti favorevoli al Partito comunista cinese. «Non sappiamo perché YouTube stia agendo in questo modo» ha affermato Chappell. 

 

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