Bessent: il giudizio di Moody’s lascia il tempo che trova

di Redazione Eti/Jacob Burg
19 Maggio 2025 9:02 Aggiornato: 19 Maggio 2025 9:02

Il declassamento di Moody’s degli Stati Uniti, che non si vedono più riconosciuta l’evocativa Tripla A, è stato motivato dall’aumento costante del debito pubblico e dalla crescita della spesa per interessi. Nelle intenzioni sarebbe un “segnale d’allarme” da parte della finanza internazionale indirizzato all’economia statunitense, ma in un’intervista alla Cnn il ministro del Tesoro americano Scott Bessent ha ridimensionato la portata della valutazione,  spiegando di non attribuirle un valore determinante: per Bessent il mercato avrebbe già ampiamente recepito le criticità economiche alla base della decisione, e l’attuale amministrazione sta comunque adottando misure per rafforzare la crescita.

Tra queste, figura il nuovo provvedimento fiscale voluto dal presidente Trump, che prevede l’estensione dei tagli alle imposte introdotti nel 2017. Secondo il ministro del Tesoro americano, il rilancio economico derivante dalla riduzione del carico fiscale sarà in grado di sostenere un’espansione del prodotto interno lordo superiore al ritmo di crescita del debito, e stabilizzerà nel tempo il rapporto tra i due indicatori. L’obiettivo è quello di accrescere le entrate attraverso un’espansione dell’economia, piuttosto che agire unicamente sul contenimento della spesa pubblica.

Alcuni parlamentari repubblicani hanno manifestato perplessità sulla sostenibilità del piano, ritenendo che non intervenga in modo incisivo sulla dinamica dell’indebitamento. Secondo le stime del Committee for a Responsible Federal Budget, la proposta di legge fiscale finirebbe per aggravare il debito federale di oltre 3 mila miliardi di dollari, cifra che potrebbe superare i 5 mila miliardi qualora le misure temporanee previste venissero rese definitive. Intanto, il debito complessivo degli Stati Uniti ha già raggiunto i 36 mila 200 miliardi.

Il contesto internazionale offre però al governo americano margine di manovra: secondo Bessent, la fiducia degli investitori internazionali è in aumento, anche grazie ai recenti colloqui tra Washington e diversi Paesi del Medio Oriente, che avrebbero posto le premesse per nuovi flussi di capitale verso gli Stati Uniti. In materia commerciale, l’amministrazione ha temporaneamente sospeso l’applicazione di dazi nei confronti di diversi partner economici, avviando una fase negoziale di 90 giorni finalizzata alla definizione di accordi di lungo periodo. Ma in assenza di intese, ha precisato Bessent, i dazi torneranno automaticamente ai livelli fissati il 2 aprile.

Ma il dibattito interno si incrocia anche con le preoccupazioni delle grandi catene della grande distribuzione: durante una recente conferenza con gli azionisti, il presidente e Ad della catena di grandi magazzini Walmart, Doug McMillon, ha detto che potrebbe essere costretto a aumentare i prezzi, a causa dell’impatto dei nuovi dazi sui margini già ristretti della distribuzione al dettaglio.

Ma nonostante le oggettive incognite, Bessent si è mostrato fiducioso: al termine dei negoziati, dice, tutti – dai consumatori ai lavoratori statunitensi – staranno meglio di adesso.

 

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