Il presidente americano Donald Trump ha incontrato mercoledì il leader siriano Ahmed al-Sharaa nella capitale saudita, Riad, dopo aver annunciato il 13 maggio la revoca delle sanzioni contro la Siria.
L’incontro con il leader siriano si è tenuto prima del discorso programmato del Presidente ai leader del Consiglio di Cooperazione del Golfo, che comprende Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Kuwait, Qatar, Bahrein e Oman.
«Stiamo cercando dei solidi rapporti con il nuovo governo siriano», ha dichiarato Trump durante il suo intervento ai leader del Consiglio, sottolineando che il processo è iniziato con l’incontro con al-Sharaa. L’incontro con il presidente siriano ha preceduto l’intervento ufficiale del presidente statunitense dinanzi ai vertici del Consiglio di Cooperazione del Golfo, organismo che riunisce Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Kuwait, Qatar, Bahrein e Oman. «Stiamo lavorando per costruire relazioni stabili con il nuovo governo siriano» ha affermato Trump durante il suo discorso, evidenziando come il processo di avvicinamento abbia preso avvio proprio con il colloquio con al-Sharaa.
La Casa Bianca ha riferito che Trump ha esortato al-Sharaa a firmare gli Accordi di Abramo, che nel 2020 hanno stabilito relazioni diplomatiche tra Israele e diversi Paesi arabi. Trump ha anche chiesto al leader siriano di «espellere tutti i terroristi stranieri dalla Siria, deportare i terroristi palestinesi, aiutare gli Usa a prevenire la rinascita dell’Isis e assumersi la responsabilità dei centri di detenzione dell’organizzazione terroristica nel nord-est della Siria».
Trump ha aggiunto inoltre che il ministro degli Esteri americano, Marco Rubio, incontrerà il ministro degli Esteri siriano in Turchia entro il fine settimana. «Ho ordinato la revoca delle sanzioni contro la Siria per dare loro un nuovo inizio», ha dichiarato Trump. «Questo offre loro una possibilità di ricominciare. Le sanzioni erano davvero troppo pesanti». Il presidente ha precisato inoltre che la decisione è stata presa dopo i colloqui con il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman e il presidente turco Recep Tayyip Erdogan.
Gli Stati Uniti avevano imposto sanzioni contro la Siria dopo lo scoppio della guerra civile nel 2011, con l’obiettivo di fare pressione sull’ex leader Bashar al-Assad, che ha abbandonato il potere ed è fuggito dal Paese nel 2024, a seguito di una ribellione interna.
La Siria è attualmente controllata da un governo transitorio autoproclamato, formato da un mix di figure dell’opposizione guidate da membri di Hay’at Tahrir al-Sham, un’organizzazione terroristica sunnita nata dalla fusione di un ramo siriano di Al Qaeda noto come Fronte al-Nusra. L’Hay’at Tahrir al-Sham è ancora designata dal governo statunitense come organizzazione terroristica straniera per le sue radici estremiste e i suoi legami. Tuttavia, dopo aver preso Damasco, l’organizzazione e il suo leader Ahmed al-Sharaa hanno cercato di prendere le distanze dalle loro radici fondamentaliste islamiche sunnite, adottando un tono più moderato.
Riguardo l’Arabia Saudita, Trump ha segnalato la sua disponibilità a concedere al nuovo governo siriano un margine diplomatico, esprimendo la speranza di vedere una Siria post-Assad prosperare.