Qual è la verità sull’economia cinese?

di Redazione ETI/Terri Wu
14 Maggio 2025 17:53 Aggiornato: 14 Maggio 2025 17:54

Revocate le rigidissime restrizioni Covid alla fine del 2022, l’economia cinese ha avviato una ripresa incerta. I dati ufficiali, spesso incoerenti, offrono un’immagine confusa della realtà. Qual è il vero stato dell’economia cinese? Esistono indicatori più affidabili del prodotto interno lordo, dichiarato al 5% dal regime?

In Cina, i matrimoni sono in netto calo. Tra il 2013 e il 2024, le registrazioni nuziali si sono dimezzate, passando da 13,5 a 6 milioni annui. Un temporaneo aumento nel 2023 — dovuto a nozze rinviate per la pandemia e all’attrattiva dell’anno del Dragone, segno zodiacale propizio — non ha fermato la tendenza. Nel primo trimestre del 2024, si è registrato un ulteriore calo dell’8% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Gli esperti considerano il rimbalzo del 2023 un’eccezione. A pesare sono la disoccupazione giovanile — al 16,5% a marzo contro una media complessiva del 13% — e la crisi immobiliare. L’acquisto di una casa è spesso un prerequisito per il matrimonio. Con il mercato immobiliare in crisi, molte famiglie pagano mutui superiori al valore delle proprietà. Il tasso di fertilità, fermo a 1,7, è al di sotto del 2,1 necessario per stabilizzare la popolazione.

Sebbene le vendite al dettaglio nazionali crescano da 15 mesi su base annua, a Pechino e Shanghai i consumi sono calati quasi ogni mese nello stesso periodo. Le uniche eccezioni si devono a un programma di sostituzione degli elettrodomestici, avviato a marzo 2024, che ha incentivato gli acquisti durante le festività.

MENO ESPORTAZIONI, MENO LAVORO

Nel 2024, le esportazioni hanno rappresentato un terzo della crescita economica cinese, secondo l’Istituto Mercator per gli studi sulla Cina. Gli esperti ritengono che i dati sulle esportazioni siano meno manipolabili, dovendo corrispondere alle importazioni dei Paesi partner. L’Indice cinese dei noli containerizzati, basato sui prezzi di mercato in dieci grandi porti, offre un’indicazione più credibile rispetto ai dati ufficiali; questo indice è in calo da gennaio.

A febbraio, l’amministrazione Trump ha imposto dazi del 10% sulla Cina per il suo ruolo nel traffico di fentanyl, portati al 20% a marzo e al 145% ad aprile. Dopo i negoziati bilaterali di Ginevra dell’11 e 12 maggio, Washington ha sospeso l’aliquota maggiorata per 90 giorni, mantenendo i dazi al 30%, combinando un’imposta reciproca del 10% e il 20% per il fentanyl. Pechino ha ridotto i propri dazi sugli Stati Uniti al 10%.

Il Baltic Dry Index segnala che i costi di spedizione nei porti cinesi sono inferiori alla media mondiale. Ad aprile, le esportazioni verso gli Stati Uniti sono calate del 20% su base annua, compensate in parte da un aumento verso il Sudest asiatico. Goldman Sachs stima che i dazi possano costare alla Cina tra 10 e 20 milioni di posti di lavoro. Gli esperti prevedono che con dazi al 145% le perdite occupazionali avrebbero raggiunto i 30-40 milioni. La sospensione temporanea attenua l’impatto, ma l’esito dei negoziati resta incerto. Quando le famiglie mancano di reddito ma devono sostenere debiti e spese per figli e anziani, il rischio di disordini sociali cresce. Così come una possibile crisi umanitaria (come la fame di massa) resa invisibile dalla censura del regime.

La Cina importa oltre l’80% della soia da Brasile e Stati Uniti. Sebbene la dipendenza dagli Usa sia diminuita, un quarto delle importazioni proviene ancora dall’America, secondo il Centro per gli studi strategici e internazionali. La soia è usata per il consumo diretto umano, mangimi e alimenti trasformati.

GLI INDICATORI DI LI KEQIANG

Nel 2007, Li Keqiang — allora segretario del Partito comunista nella provincia del Liaoning — aveva definito «artificiali» (ossia falsi) i dati sul prodotto interno lordo locale, secondo un documento diplomatico che avrebbe dovuto restare riservato. Li Keqiang preferiva affidarsi a tre indicatori più affidabili: produzione di elettricità, trasporto ferroviario di merci e nuovi prestiti bancari. Il confronto con il prodotto interno lordo ufficiale rivela discrepanze significative.

Negli ultimi anni, mentre produzione elettrica, trasporto merci e prestiti bancari mostrano crescita debole o negativa, il prodotto interno lordo cinese resta al 5% o oltre, eccetto durante la pandemia. I nostri esperti hanno analizzato la produzione elettrica, anziché il consumo, poiché segnalazioni locali indicano manipolazioni dei contatori. La produzione, difficilmente immagazzinabile, è più credibile. Nel 2023, una modifica nella metodologia di calcolo ha aumentato il tasso di crescita annuo dell’economia cinese del 3%.

Per il trasporto ferroviario, si è preferito il dato in tonnellate-chilometro, più rappresentativo perché considera le distanze percorse. Nel 2024, i nuovi prestiti bancari sono calati del 20% su base annua, secondo la Banca popolare cinese. Con prestiti e trasporto merci in calo e una produzione elettrica cresciuta solo del 4,6%, il tasso ufficiale del 5% appare improbabile.

Il reale tasso di crescita del prodotto interno lordo cinese rimane ignoto. Certe banche internazionali lo stimano massimo al 3,5% per il 2024, mentre il Rhodium Group lo colloca tra il 2,4 e il 2,8%.

Consigliati