Prima ancora che sia finita la guerra in Ucraina (che peraltro sembra destinata, purtroppo, a durare ancora a lungo) arriva l’istituzione di un tribunale speciale incaricato di processare i vertici politici e militari russi per il crimine di aggressione contro l’Ucraina, segnando un nuovo capitolo nella lunga e complessa “disputa legale” precedente al conflitto armato in corso.
La Commissione europea, rappresentata dal Commissario Michael McGrath e dall’Alto rappresentante Kaja Kallas, il Consiglio d’Europa, il Primo ministro ucraino Denys Shmyhal e i rappresentanti di una coalizione internazionale di Stati si sono riuniti venerdì 9 maggio nella città ucraina di Leopoli, per approvare formalmente l’istituzione di un tribunale speciale che incriminerà la Russia di aggressione contro l’Ucraina.
Riuniti a Leopoli, i ministri degli Esteri di diverse nazioni hanno siglato un’intesa che apre la strada alla creazione di un organismo giudiziario sotto l’egida del Consiglio d’Europa, l’istituzione con sede a Strasburgo dedicata alla tutela dei diritti umani e dello Stato di diritto. Questo passo, formalizzato dalla “Dichiarazione di Leopoli”, segna il completamento delle basi giuridiche per un tribunale che potrebbe iniziare a operare già nel 2026. La prossima riunione ministeriale è prevista in Lussemburgo entro la fine del mese. L’organismo conta 46 membri, tra cui tutti i 27 Stati dell’Unione europea.
Il tribunale ha l’obiettivo dichiarato di colmare un “vuoto giuridico”, offrendo uno strumento specifico per giudicare la Russia rispetto alle accuse di aggressione. L’iniziativa è stata accolta con favore da numerosi governi e funzionari europei, che vedono in questo progetto un segnale di fermezza e di coerenza rispetto ai principi sanciti dalla Carta delle Nazioni Unite, come sottolineato dal presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen.
Mosca ha sempre respinto ogni addebito di crimini di guerra commessi in Ucraina, sostenendo di agire in linea con i propri interessi strategici e di sicurezza nazionale. La posizione del Cremlino resta dunque in netta contrapposizione rispetto alle dichiarazioni che emergono dai Paesi europei e da Kiev, che invece denunciano ripetutamente gravi violazioni dei diritti umani e del diritto bellico.
Il presidente ucraino Zelensky, intervenendo in videoconferenza, ha definito la creazione del tribunale un dovere morale per l’Europa, capace di fungere da deterrente per futuri aggressori. «In assenza di un’effettiva applicazione delle norme giuridiche, i diritti proclamati rischiano di perdere concretezza, e il rispetto della dignità umana tende a indebolirsi» ha osservato. Sul fronte opposto, il Cremlino, attraverso il portavoce Dmitry Peskov, ha scelto di non commentare la notizia.
L’istituzione del tribunale si inserisce in un quadro più ampio di azioni intraprese contro Mosca, tra cui l’ormai noto mandato di arresto internazionale emesso dalla Corte penale internazionale contro Putin per la deportazione di minori ucraini, e le sanzioni varate da vari Stati europei. Proprio in concomitanza con l’annuncio del tribunale, il Regno Unito ha reso noto un nuovo provvedimento restrittivo che ha colpito la cosiddetta “flotta ombra” russa, rafforzando ulteriormente la pressione economica sul settore energetico russo.
Nel frattempo, Mosca ha celebrato il Giorno della Vittoria con una parata militare, ospitando alcuni leader come il presidente cinese Xi Jinping, il quale ha ribadito l’importanza della cooperazione tra Cina e Russia contro «interferenze esterne». A margine delle celebrazioni, si è registrata anche la partecipazione di esponenti di altri Paesi, tra cui Brasile, Serbia, Slovacchia e varie nazioni dell’ex Unione Sovietica, a testimonianza di una rete di relazioni internazionali che continua a essere complessa e articolata.