India e Pakistan hanno raggiunto un accordo per un cessate il fuoco, mediato dagli Stati Uniti, dopo tre giorni di intensi scontri caratterizzati da bombardamenti, attacchi con droni e lanci di missili. Lo ha annunciato il presidente statunitense Donald Trump tramite un messaggio sui social media, sottolineando che le due nazioni hanno concordato un «cessate il fuoco completo e immediato».
Il conflitto, scoppiato il 7 maggio, rappresenta il confronto più grave tra queste due potenze nucleari degli ultimi decenni. Le tensioni sono esplose in seguito a un attentato nella parte del Kashmir controllata dall’India, dove un gruppo di terroristi ha aperto il fuoco su dei turisti uccidendone 26. La responsabilità dell’attacco è stata rivendicata da un’organizzazione poco nota chiamata “Resistenza del Kashmir”. L’India ritiene che possa essere una falange di Lashkar-e-Taiba, un’organizzazione terroristica che in passato ha colpito militari e forze di polizia indiane. Ma il Pakistan ha respinto con forza queste accuse, definendo l’attentato un’operazione sotto falsa bandiera orchestrata dall’India.
Le due nazioni, nate dalla divisione dell’India britannica nel 1947, si contendono da allora il controllo del Kashmir, teatro di periodici scontri. All’epoca, il Pakistan fu creato come stato per i musulmani indiano, in un processo analogo a quello che portò alla nascita di Israele e Palestina nel 1948.
Il ministro degli Esteri pakistano, Ishaq Dar, ha confermato l’accordo per il cessate il fuoco in una dichiarazione rilasciata ai giornali locali, evidenziando il ruolo di Arabia Saudita e Turchia nel facilitare l’intesa: «Pakistan e India hanno concordato un cessate il fuoco con effetto immediato», ha scritto Dar su X, aggiungendo: «Il Pakistan ha sempre perseguito la pace e la sicurezza nella regione, senza mai compromettere la propria sovranità e integrità territoriale».
Dal canto suo, il ministro degli Esteri indiano, Vikram Misri, ha reso noto che i vertici militari dei due Paesi hanno tenuto un colloquio nel pomeriggio e torneranno a confrontarsi domenica: «È stato stabilito che entrambe le parti cesseranno ogni azione militare e di fuoco, sia a terra che in aria e mare. Sono state impartite istruzioni per dare attuazione a questo accordo».
Gli scontri, che hanno causato la morte di oltre 60 persone, hanno fatto temere un’escalation che avrebbe potuto destabilizzare l’intero subcontinente indiano, con il rischio di una guerra aperta tra due potenze dotate di arsenali nucleari.
Sebbene India e Pakistan abbiano registrato numerosi episodi di scontri di confine negli ultimi anni, un conflitto su vasta scala non si verificava dal 1999, quando militanti pakistani attraversarono il confine per occupare territori sotto controllo indiano nel Kashmir. L’India accusa il Pakistan di sostenere da decenni un’insurrezione islamista nel Kashmir e in altre aree, iniziata negli anni Ottanta e responsabile della morte di decine di migliaia di persone. Il Pakistan, pur negando un coinvolgimento diretto, ha ammesso di offrire supporto morale, politico e diplomatico ai separatisti kashmiri.
Anche gli Stati Uniti hanno in passato accusato il Pakistan di sponsorizzare il terrorismo, un’accusa culminata nel 2011, quando i Berretti Verdi americani localizzarono e uccisero il leader di Al-Qaeda, Osama bin Laden, in una provincia nord-occidentale del Paese.