Milioni di adulti tra i 30 e i 59 anni, apparentemente in buona salute, potrebbero sviluppare gravi problemi cardiaci nei prossimi decenni. È quanto emerge da uno studio condotto dalla Scuola di Medicina della Northwestern University, pubblicato il 25 aprile su Jama.
Secondo l’analisi, circa uno su sette adulti in quella fascia d’età presenta un rischio elevato di malattie cardiovascolari nel corso dei prossimi 30 anni. Un rischio che, tuttavia, difficilmente verrebbe intercettato durante un controllo medico standard, poiché i modelli attualmente in uso si concentrano sul rischio a breve termine, limitato ai dieci anni successivi.
«Sebbene il rischio a 10 anni sia stato finora il nostro punto di riferimento, questa analisi rappresenta un cambiamento rilevante nella cardiologia preventiva, mostrando che è possibile rilevare segnali di rischio anche nei giovani adulti», ha affermato la dottoressa Sadiya Khan, autrice principale dello studio e professoressa di epidemiologia cardiovascolare alla Northwestern.
La ricerca si è basata su un nuovo strumento sviluppato dall’American Heart Association, in grado di stimare il rischio sia a breve che a lungo termine. L’analisi ha preso in considerazione i dati di oltre 9.700 adulti senza segni apparenti di malattie cardiache, rappresentativi di circa 101 milioni di persone negli Stati Uniti. I risultati confermano che, nonostante un rischio generalmente basso su un orizzonte di dieci anni, una parte consistente della popolazione adulta corre pericoli significativi nel lungo periodo.
Lo studio evidenzia una lacuna nei protocolli di medicina generale, dove i medici si affidano prevalentemente ai modelli di previsione a dieci anni per impostare eventuali trattamenti. «Questo studio sottolinea l’importanza di valutare entrambe le prospettive temporali durante le visite mediche di base, per fornire un quadro più completo del rischio cardiovascolare — ha aggiunto la dottoressa Khan — Quando un giovane adulto mostra un rischio elevato su 30 anni, è fondamentale considerare fin da subito misure preventive e interventi mirati».
L’indagine arriva in un momento critico: le previsioni dell’American Heart Association stimano che entro il 2050 oltre 184 milioni di statunitensi — oltre il 60% della popolazione — soffriranno di qualche forma di malattia cardiovascolare o ipertensione. La diffusione crescente di ipertensione, obesità, diabete e l’invecchiamento della popolazione sono indicati come i principali fattori alla base di questa tendenza. Sempre secondo le stime, l’ipertensione colpirà il 61% degli adulti entro metà secolo, il diabete interesserà quasi il 27% della popolazione e l’obesità supererà il 60%.
Nonostante una diminuzione attesa del fumo e della sedentarietà, altri problemi come la scarsa qualità del sonno e l’aumento della pressione arteriosa appaiono in peggioramento. Le condizioni cardiache più gravi — tra cui coronaropatie, ictus, insufficienza cardiaca e fibrillazione atriale — sono destinate a crescere in modo significativo, in particolare tra i giovani e gli adulti di mezza età. Dopo anni di progresso, i tassi di malattie cardiovascolari e ictus sono tornati a salire negli ultimi anni.
Secondo la dottoressa Khan, l’identificazione precoce del rischio consente interventi tempestivi, come il miglioramento dell’alimentazione, l’aumento dell’attività fisica e il controllo della pressione sanguigna, riducendo la possibilità di sviluppare condizioni gravi. «Questi soggetti potrebbero trarre beneficio da strategie preventive più aggressive, tra cui modifiche dello stile di vita o l’inizio anticipato di terapie farmacologiche con statine o antipertensivi», si legge nello studio.
Gli esperti invitano i medici a integrare nella pratica clinica quotidiana i calcolatori di rischio cardiovascolare a 10 e 30 anni, strumenti utili per informare i pazienti e orientare meglio le strategie di prevenzione, soprattutto alla luce delle nuove terapie oggi disponibili contro obesità e diabete.
In assenza di un cambio di rotta, avvertono i ricercatori, il prossimo futuro potrebbe essere segnato da una crescente ondata di malattie cardiache, con effetti rilevanti sull’aspettativa di vita e un ulteriore carico sul sistema sanitario.
Le informazioni e le opinioni contenute in questo articolo non costituiscono parere medico. Si consiglia di confrontarsi sul tema col proprio medico curante e/o con specialisti qualificati.