Il Project Veritas s’infiltra nell’Antifa. Svelato l’addestramento segreto

Procedure di iniziazione, protocolli di sicurezza e «lezioni» sulla violenza: un giornalista infiltrato in una delle cellule di Antifa per conto del Project Veritas ha gettato luce su quanto organizzate siano alcune parti del movimento anarco-comunista.

In un video diffuso il 4 giugno, il giornalista, che ha nascosto il suo volto alla telecamera e non ha rivelato il suo nome, ha parlato nel dettaglio della sua esperienza e delle informazioni raccolte.

Il video arriva in un momento in cui gli Stati Uniti sono travolti da proteste anche violente, per l’uccisione di un afroamericano da parte della polizia. Politici di entrambi gli schieramenti concordano sul fatto che certi gruppi esterni hanno sfruttato gli avvenimenti per i propri scopi. In particolare le cellule Antifa sono ritenute le principali responsabili d’incitamento alla violenza.

Il giornalista ha raccontato di essersi infiltrato nella cellula Antifa di Portland, Oregon, nel luglio di un anno che Veritas non ha rivelato: «A seconda dell’ambiente, se fossi stato scoperto mentre ero con loro, la situazione avrebbe potuto degenerare violentemente, ribaltandosi contro di me».

Veritas ha specificato che il giornalista aveva lasciato l’organizzazione «qualche tempo fa».

Il giornalista ha descritto il processo d’iniziazione: è stato contattato attraverso una piattaforma di posta elettronica sicura, e gli è stato detto di recarsi in un luogo designato indossando una maglietta bianca e tenendo in mano una bottiglia d’acqua. Poi è stato prelevato e portato in un altro luogo per un «colloquio» e selezionato tra i nuovi membri che dovevano partecipare alle «lezioni obbligatorie» sulle tattiche Antifa.

Le lezioni si tenevano in una libreria prima dell’orario di apertura. I partecipanti dovevano lasciare i loro cellulari nel bagno, dove un ventilatore copriva ogni suono dall’esterno (cosa che impediva di registrare). Diversi relatori hanno tenuto seminari su come condurre azioni violente in modo clandestino e come minimizzare i rischi per se stessi.

Guardando il video pubblicato da Veritas, si sente un relatore che intima ai membri, con linguaggio colorito, di non finire per fare la tipica persona «che si fa fotografare col dannato tirapugni spinato in mano», perché la polizia potrebbe considerare l’arma come una prova d’intento violento. Il relatore ha poi specificato che bisogna essere violenti senza però mostrarlo.

In seguito il ‘docente’ ha spiegato come infliggere gravi ferite ai loro avversari: «Colpite gli occhi. Ci vuole pochissima pressione per ferire gli occhi di qualcuno». L’obiettivo non è quello di impegnarsi in una lotta, ma di ferire gravemente: «Dovete distruggere il vostro nemico. Non come quanto si tira un destro all’occhio destro o un sinistro all’occhio sinistro. Non è boxe, non è kickboxing, dovete distruggere il nemico».

Il giornalista ha spiegato di essere arrivato «a circa metà del processo di preparazione per diventare un membro a pieno titolo». Poi ha aggiunto che la cellula di Portland, chiamata Rose City Antifa (Rca), «sembra molto più strutturata, quasi come un’azienda o come un business, quindi deve esserci un qualche tipo di finanziamento esterno, influenza, o risorse utilizzate».

I membri dell’Antifa non esitano a rispondere alla violenza o a incitarla. L’approccio è pianificato in anticipo: «Nelle nostre lezioni e negli incontri, prima di fare qualsiasi tipo di manifestazione o di Black Block, parliamo dei dettagli delle armi e di quello che serve e dovremo portarci dietro».

«Il Black Block è un modo di operare in cui i membri sono mascherati e vestiti allo stesso modo, affinché durante un atto criminale non possano essere identificati».

Uno screenshot di un’esposizione del Project Veritas su Antifa (Project Veritas/Youtube)

Nel video, un altro docente spiega che l’obiettivo di tutto questo è quello di andare là fuori e fare cose pericolose nel modo più sicuro possibile. Su uno schermo accanto al docente c’era una diapositiva di una presentazione: si parlava di «Buddying Up» [fare squadra / cameratismo, ndr], un sistema in cui ogni membro ha un «compagno» (buddy) durante l’azione. «Tieni d’occhio lo stato emotivo del tuo compagno e cerca di calmarlo e di confortarlo quando necessario», dice la diapositiva, e seguono altre istruzioni.

Ai membri viene detto di fornire dettagli alla «persona che si occupa di supporto legale» quando il loro compagno viene arrestato; devono anche aiutare a «combattere un avversario, chiamare un’ambulanza, trovare un primo soccorritore, o chiedere a qualcuno con una telecamera di registrare la situazione» quando «il loro compagno si fa male», e anche «andarsene con il proprio compagno ogni volta che egli voglia spostarsi, per un qualunque motivo».

«Stavano imparando questo mestiere da qualcun altro, qualcuno con molta più esperienza, qualcuno [che lo faceva, ndr] per vivere», ha specificato il giornalista, aggiungendo anche che la cellula ha mantenuto un collegamento con Antifa dall’estero quando il fondatore di Rca si è trasferito in Svezia. Epoch Times non è stato in grado di verificare il ruolo di questa persona nella fondazione della cellula.

In una conferenza stampa del 30 maggio, il procuratore generale William Barr ha dichiarato che la recente violenza sembra essere «pianificata, organizzata e guidata da gruppi estremisti di estrema sinistra e anarchici che usano tattiche simili a quelle dell’Antifa».

Secondo Bernard Kerik, ex commissario di polizia del Dipartimento di Polizia di New York, l’Antifa ha sfruttato al 100 per cento queste proteste, sottolineando che i loro vari siti web controllano e dettano dove iniziano le proteste: «sono in 40 Stati diversi e 60 città; sarebbe impossibile per qualcuno al di fuori di Antifa, finanziare tutto questo. È un tentativo di rivoluzione radicale, di sinistra, socialista».

Secondo John Miller, vice commissario dell’Intelligence e dell’Antiterrorismo della Polizia di New York, questi gruppi radicali esterni hanno medici e sentinelle organizzate, e hanno anche rifornito i gruppi di fuggitivi che commettevano atti di vandalismo e violenza, con rocce, bottiglie e sostanze infiammabili. Questi gruppi hanno pianificato la violenza in anticipo, usando comunicazioni criptate.

L’esperto di comunismo Trevor Loudon ha spiegato a Epoch Times che Antifa è solo una parte del quadro: «Ogni partito comunista o socialista presente negli Stati Uniti è stato coinvolto in queste proteste e rivolte fin dall’inizio».

 

Articolo in inglese: Project Veritas Infiltrates Antifa, Reveals Organized Training in Violent Action

 
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