Elezioni Usa, elettrice va al seggio e scopre che qualcun altro ha votato per lei

Di Petr Svab

Qualcuno le avrebbe sottratto la scheda di voto speditale a casa per poi votare al suo posto; questo è quanto sostenuto da una donna del Nevada. Ed ora il suo caso è entrato a far parte di una più ampia azione legale intentata a livello federale dalla campagna Trump, per richiedere la sospensione del conteggio dei presunti voti illegali.

«Sono andata a votare e mi è stato detto che avevo già votato – ha detto Jill Stoake durante una conferenza stampa della campagna Trump del 5 novembre – Ho approfondito la questione, e negli anni passati ho sempre votato di persona. Questa volta, hanno spedito la scheda per posta e qualcuno ha preso la mia scheda. Hanno preso anche la scheda della mia compagna di stanza».

Quest’anno in effetti il Nevada ha deciso di spedire le schede a tutti gli elettori registrati per via dell’emergenza sanitaria legata al Covid-19, una mossa che ha creato non pochi problemi nello Stato americano.

Secondo i dati forniti dalla Public Interest Legal Foundation (Pilf), in vista delle primarie nella contea di Clark County in Nevada – che comprende l’area metropolitana di Las Vegas – oltre 223 mila schede sono tornate al mittente perché gli indirizzi erano vecchi o sbagliati.

La Pilf, un organo di controllo delle elezioni di stampo conservatore, ha anche scoperto che alcuni elettori del Nevada sono registrati presso indirizzi commerciali, cosa che la legge dello Stato non consente. Quando un investigatore della Pilf si è recato presso alcuni di questi indirizzi, non ha trovato traccia degli elettori registrati. Uno degli indirizzi era addirittura un lotto vuoto.

È noto che i registri degli elettori siano poco affidabili negli Stati Uniti. Una delle problematiche più comuni è che le persone dimenticano di aggiornare i propri dati quando si trasferiscono. Alcuni Stati hanno un meccanismo per l’aggiornamento degli indirizzi, ma la cosa richiede comunque un certo tempo: quando un elettore si trasferisce in un altro Stato, il processo necessario per aggiornare le liste dello Stato di origine può richiedere addirittura anni. Lo stesso vale per gli elettori deceduti, che a volte rimangono iscritti nei registri ben oltre la data del loro decesso.

Il personale della campagna di Trump sostiene che in Nevada siano stati espressi voti sia per i deceduti che per i non più residenti, e che è stata negata la possibilità di controllare i dati per la verifica delle schede.

Adam Laxalt, ex procuratore generale del Nevada e co-presidente della campagna elettorale di Trump in Nevada, ha dichiarato in conferenza stampa: «Ci è stato detto che le firme ci avrebbero salvato da ogni frode. Ma a tutt’oggi non siamo ancora riusciti ad analizzare queste firme né a contestare in modo efficace un singolo voto per corrispondenza, su centinaia di migliaia di voti. Crediamo fermamente che ci siano molti elettori in questo gruppo di voti per corrispondenza che non sono elettori veri e propri».

Ad ogni modo, la campagna Trump ha già intentato diverse cause legali e sostiene che ci siano state irregolarità in molti di quegli Stati dove i conteggi indicano Trump di poco dietro a Biden nella corsa alla Casa Bianca.

 

Articolo in inglese: Nevada Voter Alleges Fraud: I Went to Vote and Was Told I Already Voted

 
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