Il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, ha scritto su X: «non è l’Europa a essere in guerra con la Russia, è la Russia a essere in guerra con l’Ucraina, e potenzialmente con molti in Europa. Sappiamo di cosa sono capaci e cosa potrebbero fare, ma l’Europa teme la parola escalation. Gli europei partono sempre dal presupposto che, essendo Stati evoluti che rispettano diritto e valori, qualunque loro reazione rappresenterebbe un’escalation. Io sostengo l’esatto contrario, la Russia non apprezza la debolezza. Le risposte intellettuali, proprio quelle che l’Europa predilige, vengono lette da Mosca come debolezza. La debolezza genera un sapore tipicamente russo. I russi la fiutano e, finché nessuno è abbastanza forte da esercitare pressione, vogliono infliggere danni e arraffare qualche guadagno extra. Verso l’Ucraina quel guadagno significa impedire il nostro sviluppo, cancellare la nostra identità e prendersi la nostra terra. Nel settore energetico, Slovacchia, Ungheria, Europa orientale e Germania, l’obiettivo è tenere tutti perennemente agganciati alle loro forniture. La debolezza non genera dialogo con la Russia. Per i russi è semplicemente debolezza, e questo significa che possono imporre le proprie narrazioni. È esattamente ciò che sta accadendo. Alla domanda su cosa siano tutte queste violazioni dello spazio aereo europeo da parte di droni in diversi Paesi, la risposta è: test. Test sull’Europa, test sulle sue reazioni. Tutti gli attacchi con droni di Putin sono sondaggi per capire fin dove possono spingersi. Un test su come gli Stati Uniti reagiranno all’attuale minaccia verso i membri Nato europei. Non c’è fumo senza arrosto, e ritengo che questi sondaggi rappresentino un pericolo concreto per l’integrità dell’Europa».




