L’accordo sui dazi tra Europa e Usa «ha scongiurato una vera recessione, ma va migliorato lavorando sulle esenzioni» sostiene in una intervista alla Stampa il ministro delle imprese e del made in Italy Adolfo Urso, secondo il quale ci sono spazi di miglioramento proprio nei settori strategici che interessano l’Italia. In attesa che l’intesa sui dazi si chiarisca, il nostro export frena ed il Pil del secondo trimestre già ne risente calando dello 0,1 per cento: «Proprio per questo dobbiamo mettere in campo ogni azione possibile per declinare al meglio l’accordo quadro sottoscritto in Scozia, affinché sia davvero equo e sostenibile. Era prioritario scongiurare una guerra commerciale tra Stati Uniti e Ue, che sarebbe stata devastante per tutti. Ora – continua il ministro – è necessario lavorare su esenzioni, numeri e quote. L’Italia, come la Germania, risente maggiormente dei fattori internazionali, poiché siamo grandi paesi esportatori con un sistema industriale che dipende più di altri dal prezzo dell’energia».Non ci sarà una nuova recessione: «No, anzi. L’accordo ha scongiurato la recessione, ma conseguenze ovviamente ci saranno anche sulla nostra crescita. Secondo le previsioni macroeconomiche del Documento di Finanza Pubblica, confermate proprio ieri alla Camera dal ministro Giorgetti, quest’anno avremo una crescita dello 0,6 per cento, che si somma a quella degli anni precedenti. Cresciamo nonostante il nostro principale partner, la Germania, sia in recessione da oltre due anni. I fondamentali della nostra economia – spiega Urso – sono solidi, così come è riconosciuta la grande attenzione di questo governo all’equilibrio di finanza pubblica.
Lo spread ai minimi storici ne è la prova più evidente. E l’Italia è sempre più attrattiva sul fronte degli investimenti esteri: 35 miliardi di euro in greenfield lo scorso anno, più di Francia e Germania». Ci sono spazi di miglioramento: «È stato sottoscritto un importante accordo di principio, ma la vera trattativa si svolge in queste ore e siamo determinati a far valere le nostre buone ragioni. Ci sono spazi di miglioramento proprio nei comparti industriali di maggiore interesse e a più alto valore strategico, come la componentistica, la farmaceutica, la microelettronica e l’agroalimentare. Per quanto ci riguarda, riteniamo fondamentale includere anche il vino, bandiera del nostro Made in Italy». Quanto all’operato di Von der Leyen: «Il nostro mandato era quello di negoziare a oltranza, e così va fatto ancora oggi. Inoltre, occorre realizzare le riforme necessarie per restituire competitività alle imprese europee. Quello è il vero banco di prova sull’operato della Commissione».
Di certo bisogna iniziare a preparare i sostegni alle imprese che verranno colpite: «Credo che occorra, innanzitutto, intervenire in sede europea, sia per quanto riguarda l’azione di sostegno ai comparti penalizzati, quando avremo un quadro complessivo chiaro e definito, sia per adottare eventuali misure di salvaguardia, al fine di tutelare la produzione e il mercato interno dagli effetti indiretti delle misure daziarie americane. L’obiettivo è evitare che la sovrapproduzione di altri continenti, non più assorbita dal mercato statunitense, si riversi su quello europeo. Questo – conclude Urso – è ciò che maggiormente ci preoccupa ed è per questo che dobbiamo valutare attentamente anche l’esito dei negoziati tra l’amministrazione americana e gli altri Paesi produttori, a cominciare da quelli asiatici. Inoltre, è assolutamente necessario procedere con riforme interne all’Unione Europea, per liberare le imprese dalle follie del Green Deal e da un peso burocratico ormai insostenibile».