Ultimatum di Francia, Germania e Uk all’Iran

di Redazione ETI/Ryan Morgan
29 Agosto 2025 8:06 Aggiornato: 29 Agosto 2025 11:01

Francia, Germania e Regno Unito – indipendentemente da Bruxelles – hanno notificato l’intenzione di ripristinare le sanzioni contro l’Iran per la mancata osservanza dell’accordo nucleare del 2015, con un preavviso di 30 giorni. L’accordo del 2015, denominato Piano d’azione congiunto globale (Joint Comprehensive Plan of Action, Jcpoa), limitava la capacità dell’Iran di accumulare e arricchire uranio in cambio della revoca delle sanzioni economiche internazionali.

«L’Iran ha violato gravemente i propri impegni nucleari, previsti dal Jcpoa, per molti anni – ha dichiarato il ministro degli Esteri britannico David Lammy in un post su X – per questo motivo, insieme ai nostri alleati europei, il Regno Unito ha attivato il meccanismo di snapback per porre fine al regime di esenzione dalle sanzioni nei confronti dell’Iran». Anche il ministro degli Esteri francese Jean-Noël Barrot e il suo omologo tedesco Johann Wadephul hanno pubblicato analoghi commenti su X riguardo alla decisione di ripristinare le sanzioni.
La reintroduzione delle sanzioni contro l’Iran arriva a due mesi dall’attacco statunitense ai siti nucleari iraniani, sferrati nel corso della breve guerra aerea fra Iran e Israele.

Nel 2018, gli Stati Uniti sono stati i primi firmatari del Jcpoa a recedere dall’accordo. In seguito Donald Trump aveva reintrodotto le sanzioni in quella che ha definito una campagna di «massima pressione». L’Iran, in risposta, aveva cominciato a arricchire uranio oltre il limite del 3,67 per cento di purezza consentito dall’accordo del 2015.
Nel febbraio scorso, dopo essere tornato alla Casa Bianca, Trump ha reintrodotto la politica di «massima pressione» contro l’Iran, mentre l’Agenzia internazionale per l’energia atomica delle Nazioni Unite valutava che l’Iran avesse accumulato circa 270 chili di uranio arricchito al 60 per cento.
L’amministrazione Trump ha successivamente incontrato rappresentanti iraniani in diversi momenti all’inizio del 2025, nel tentativo di negoziare un nuovo accordo che limitasse le ambizioni nucleari dell’Iran, ma senza successo.

Il 12 giugno, il consiglio dei governatori dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica ha approvato una risoluzione che dichiarava insufficiente il rispetto da parte dell’Iran degli obblighi in materia di ispezioni nucleari. Poche ore dopo l’approvazione di quella risoluzione, Israele ha attaccato l’Iran, e Teheran ha successivamente annullato una serie di colloqui nucleari programmati con gli Stati Uniti per il 15 giugno.

Rappresentanti di Francia, Germania e Gran Bretagna hanno poi incontrato delegati iraniani a Istanbul il 25 luglio e nuovamente il 26 agosto, alla ricerca di un accordo per riportare l’Iran al pieno rispetto dell’accordo nucleare del 2015. Ma l’Iran non ha accettato le condizioni richieste. Con la decisione assunta dai tre Stati europei il 28 agosto di riattivare le sanzioni, l’Iran ha ora 30 giorni per rispettare gli impegni sul nucleare e evitare il ripristino delle sanzioni. Nel suo post su X, Barrot ha espresso la speranza che l’Iran sia disposto a rientrare nei termini dell’accordo, dicendo: «Questa misura non segna la fine della diplomazia. Noi siamo determinati a sfruttare al massimo il periodo di 30 giorni che si apre ora per dialogare con l’Iran». E poi: «Restiamo impegnati nella diplomazia per garantire che l’Iran non acquisisca mai armi nucleari».

In una dichiarazione condivisa su Telegram, il ministro degli Esteri iraniano Abbas Araghchi ha criticato Francia, Germania e Gran Bretagna per aver avviato il meccanismo di snapback delle sanzioni, sostenendo che l’azione del 28 agosto violasse il processo di risoluzione delle controversie previsto dal Piano d’azione. Araghchi ha inoltre affermato che i tre Paesi europei avevano in precedenza infranto il loro impegno nel Jcpoa a revocare le sanzioni sul programma missilistico iraniano. E ha aggiunto che nel 2024 avevano imposto ulteriori sanzioni sulle compagnie aeree e marittime iraniane. Il 18 ottobre 2023, in occasione dell’ottavo anniversario dell’attuazione del Piano d’azione, i firmatari europei dell’accordo avrebbero dovuto revocare le restrizioni sul programma missilistico dell’Iran, ma avevano già contestato l’inadempimento dell’Iran agli obblighi del Piano d’azione e avevano scelto di mantenere in vigore le restrizioni volte a fermare il programma missilistico iraniano.

Nell’ottobre 2024, infine, l’Unione europea ha raggiunto un accordo per sanzionare diverse compagnie aeree iraniane, soggetti commerciali e funzionari accusati di trasferire missili e droni alla Russia per il suo conflitto in corso con l’Ucraina.


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