Trump valuta di chiedere a Israele la scarcerazione del “nuovo Arafat” Marwan Barghouti

di Cesare Colombo
25 Ottobre 2025 11:57 Aggiornato: 25 Ottobre 2025 20:10

Donald Trump sta valutando la possibilità di esortare Israele a rilasciare l’ergastolano Marwan Barghouti, una figura politica molto influente. Israele ha ripetutamente negato la sua scarcerazione perché Barghouti è un terrorista, che sta scontando in carcere ben cinque ergastoli per complicità in attacchi a Israele avvenuti nella Seconda Intifada, in cui sono rimasti uccisi cinque civili israeliani.

In un’intervista Time del 15 ottobre, diffusa giovedì, il presidente degli Stati Uniti ha affermato che i palestinesi non dispongono di una guida visibile. La domanda, rimasta senza risposta, a cui avrebbe dovuto rispondere faceva riferimento a una possibile scarcerazione di Barghouti, nonostante il rifiuto di Israele, e, in seguito, a un ruolo come capo dei palestinesi, a sostegno di una soluzione a due Stati.

Barghouti, sessantasei anni, è stato condannato nel 2004 a cinque ergastoli (più altri quarant’anni di reclusione) dopo essere stato riconosciuto colpevole in tribunale di aver organizzato diversi attacchi suicidi contro cittadini israeliani, durante la seconda Intifada. Barghouti ha sempre negato ogni addebito.

Come capo della rivolta del 2000 contro Israele, Barghouti ha mantenuto buoni rapporti con i rivali di Hamas e di altre fazioni e gode di grande rispetto e ammirazione all’interno del movimento Fatah in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza. Molti in Fatah tracciano una somiglianza tra lui e il defunto presidente palestinese Yasser Arafat.
Yasser Arafat (cittadino egiziano, nato al Cairo nel 1929) nel 1964 aveva fondato l’Olp, l’Organizzazione per la Liberazione della Palestina, l’organizzazione terroristica che, negli anni 70 e 80 dello scorso secolo, oltre a mandare i kamikaze a farsi esplodere nelle città israeliane (in luoghi affollati, per uccidere più ebrei possibile) esportava il terrorismo della jihad in tutto il mondo. Esemplari in tal senso sono stati l’attentato alle Olimpiadi di Monaco del 1972 – in cui i sicari di Arafat assassinarono undici atleti della squadra olimpica israeliana – e il dirottamento della nave da crociera italiana Achille Lauro del 1985, in cui i terroristi uccisero un anziano (e paraplegico) cittadino statunitense di religione ebraica, Leon Klinghoffer, buttandolo in mare. Eventi simbolo a cui si sommano diversi dirottamenti aerei e attentati perpetrati nell’arco di due decenni. Negli anni 90, Arafat cercò di ripulire la propria immagine atteggiandosi a uomo politico e persino statista.

Tornando all’ergastolano Barghouti, due detenuti palestinesi recentemente rilasciati hanno riferito che otto agenti penitenziari israeliani hanno picchiato Barghouti fino a fargli perdere conoscenza durante un trasferimento carcerario il 14 settembre. I prigionieri, che erano in isolamento e non hanno assistito direttamente all’aggressione, hanno affermato di aver parlato con Barghouti poco dopo l’aggressione, e non esistono attualmente prove della veridicità dell’accusa. Il Servizio Penitenziario Israeliano ha definito le accuse false e ha sottolineato di «operare in conformità con la legge, garantendo la sicurezza e la salute di tutti i detenuti».

La questione di chi possa governare pacificamente i Palestinesi è cruciale. Il presidente palestinese Mahmoud Abbas, ottantanove anni, controlla alcune parti della Cisgiordania, ma Hamas domina ancora Gaza. Abbas è stato eletto nel 2005 per un mandato di quattro anni, ma le elezioni successive sono state ripetutamente posticipate, e Abbas è considerato troppo vicino a Hamas stessa.

 

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