Trump smonta Putin: pensi alla pace invece che a fare nuovi missili

di Giovanni Donato
27 Ottobre 2025 13:07 Aggiornato: 27 Ottobre 2025 18:29

La Russia ha effettuato un test del missile da crociera Burevestnik, un’arma a propulsione nucleare che secondo il Cremlino dispone di un’autonomia illimitata e sarebbe in grado di eludere qualsiasi sistema di difesa antimissile. «Si tratta di un’arma proprio unica, di cui nessun altro Paese dispone» ha detto Vladimir Putin.

Parlando ieri, 26 ottobre, Putin ha dichiarato che «le prove decisive» del nuovo missile a capacità nucleare sono state completate e che le forze armate russe possono iniziare a predisporre le infrastrutture necessarie al suo dispiegamento operativo. Nel test, avvenuto una settimana fa, il missile avrebbe percorso oltre 14 mila chilometri restando in volo per 15 ore. Ma secondo  il generale Gerasimov, capo di stato maggiore delle forze armate russe, il limite del missile sarebbe ben oltre questa performance di test; il Burevestnik, dice il generale, impiega un sistema di propulsione nucleare e le sue manovre verticali e orizzontali dimostrano «una capacità molto elevata» di eludere i sistemi di difesa aerea e missilistica: «Le caratteristiche tecniche del Burevestnik consentono, in generale, un impiego con precisione garantita contro obiettivi altamente protetti, a qualsiasi distanza» ha detto Gerasimov.

Il test del Burevestnik arriva evidentemente “in risposta” alla possibilità che gli Stati Uniti forniscano a Kiev i missili Tomahawk, che sarebbero in grado di distruggere numerosi obiettivi sensibili russi (Cremlino incluso).

L’annuncio del nuovo “supermissile” russo (che comunque necessita di diversi altri test prima di essere messo in produzione) segue anche le dichiarazioni dello scorso 10 ottobre, quando Putin aveva affermato che la Russia stava «sviluppando e testando molto attivamente nuove armi nucleari» che, secondo Putin, porteranno la deterrenza nucleare della Russia a un livello superiore di quello di qualsiasi altra potenza atomica.

Molti osservatori e analisti occidentali, però, esprimono forti dubbi sull’effettiva efficacia e affidabilità del Burevestnik, definito da alcuni un vero e proprio bluff. Le critiche si basano principalmente sulla storia travagliata dello sviluppo del missile, che avrebbe subito numerosi fallimenti e incidenti, incluso un’esplosione nel 2019 durante test nel Mar Bianco, che ha causato vari morti tra ingegneri nucleari e militari, nonché un aumento temporaneo di radioattività nella zona circostante.
Esperti militari ritengono poi che, nonostante le dichiarazioni russe di «autonomia illimitata» e la capacità di eludere ogni sistema di difesa esistente, il missile presenti limiti tecnici significativi. In particolare, alcune valutazioni sottolineano che la sua velocità subsonica lo renda rilevabile e vulnerable, soprattutto durante voli prolungati, e che la tecnologia a propulsione nucleare introduca rischi ambientali e di sicurezza che già avevano portato a riconsiderare simili progetti durante la Guerra Fredda.

Ma soprattutto gli analisti contestano l’impatto strategico del Burevestnik, quale arma rivoluzionaria dell’equilibrio nucleare mondiale, e che la sua effettiva capacità di impiego operativo resti tutta da dimostrare. Questo perché, piuttosto che rappresentare un’arma rivoluzionaria in grado di garantire la supremazia nucleare, il nuovo supermissile russo sembra destinato a svolgere soprattutto una funzione di seconda risposta nucleare: il Burevestnik dovrebbe colpire obiettivi strategici residui, come centri di comando nemici, impianti industriali e infrastrutture energetiche, solo dopo un’intercettazione iniziale di missili balistici intercontinentali da parte della Russia.

Quanto alla sua autonomia teoricamente illimitata, derivante dalla propulsione nucleare, consente al missile di stare per molte ore in volo e (potenzialmente) di superare le difese contraeree, volando a bassissima quota in modo da minimizzare la rilevabilità radar. Ma la sua velocità subsonica lo rende comunque vulnerabile rispetto a missili più rapidi e manovrabili.
Inoltre, il Burevestnik presenta limiti strategici significativi per il controllo dell’escalation nucleare: il rischio di contaminazione radioattiva lungo tutto il percorso di volo potrebbe colpire anche il territorio russo stesso, rendendo il missile poco praticabile per un primo attacco o per operazioni militari convenzionali.

Nonostante le roboanti dichiarazioni del Cremlino, quindi, diversi analisti concordano sul fatto che il missile rimanga più uno strumento di propaganda  che un’arma realmente pronta all’uso in una situazione di conflitto.

Quanto alla reazione americana, da bordo dell’Air Force One, oggi il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha commentato dicendo che Putin farebbe bene piuttosto a pensare a «mettere fine alla guerra in Ucraina invece di testare nuovi missili». Una guerra, ha poi ricordato Trump smontando la boria militarista di Zar Vladimir, «sarebbe dovuta durare una settimana e invece è al quarto anno». Senza considerare che gli Stati Uniti dispongono «di un sottomarino nucleare posizionato al largo delle coste russe» ha poi ricordato Trump a Putin.

 

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