Venerdì, Donald Trump ha dichiarato che l’ex presidente Barack Obama potrebbe beneficiare dell’immunità presidenziale in base a una sentenza della Corte Suprema del 2024. Il riferimento è alle accuse mosse dal direttore dell’Intelligence Nazionale degli Stati Uniti, Tulsi Gabbard, sulla base di documenti recentemente desecretati. Secondo quanto dichiarato dalla Gabbard, quei documenti dimostrano che Obama e alcuni membri del suo governo hanno «fabbricato e politicizzato informazioni di intelligence per […] un colpo di Stato durato anni contro il presidente Trump». Domenica, in una nuova intervista, la Gabbard ha ribadito: «Esistono prove inconfutabili che dimostrano come il presidente Obama e il suo team di sicurezza nazionale abbiano orchestrato la creazione di un rapporto dell’intelligence che sapevano essere falso», aggiungendo di aver deferito alcuni ex funzionari al ministero della Giustizia e all’Fbi per eventuali procedimenti penali.
Durante un incontro con la stampa alla Casa Bianca, un giornalista ha chiesto a Trump se la sentenza della Corte Suprema che nel 2024 ha stabilito l’immunità dei presidenti per atti ufficiali svolti nelle proprie funzioni potesse applicarsi anche a Obama. «Probabilmente lo aiuta molto», ha risposto Trump, precisando però che la decisione «non protegge affatto le persone attorno» al presidente stesso. Trump ha poi accusato Obama di aver commesso atti criminali, ma ha riconosciuto che la sentenza gli garantirebbe l’immunità.
Nei giorni precedenti, Trump aveva accusato i funzionari dell’amministrazione Obama di aver tentato di manipolare le elezioni del 2016. Il 22 luglio, Patrick Rodenbush, portavoce di Obama, ha ribadito che i documenti desecretati non smentiscono la tesi, condivisa da molti, di un tentativo russo di influenzare le elezioni Usa del 2016 senza alterarne i voti, come confermato da una relazione del 2020 della Commissione Intelligence del Senato. Tulsi Gabbard, sostiene che esistano prove inconfutabili secondo cui Obama e i suoi collaboratori abbiano realizzato un rapporto di intelligence consapevolmente falso.
Tra i documenti desecretati figura un rapporto della Commissione Intelligence della Camera, datato 18 settembre 2020, secondo cui alcuni rapporti dell’intelligence che indicavano l’intenzione di Putin di favorire Trump nel 2016 erano «non conformi agli standard». Il rapporto, diffuso dalla Gabbard mercoledì, sottolinea che tre documenti interni della Cia pubblicati dopo le elezioni contenevano informazioni distorte, poco plausibili, vaghe o di origine incerta. Un solo frammento, definito scarno e non verificabile, sarebbe l’unica informazione classificata a suggerire che Putin volesse la vittoria di Trump. La Commissione critica, inoltre, l’intelligence per aver ignorato o citato in modo selettivo rapporti affidabili che contraddicevano le conclusioni su Putin, e per aver omesso spiegazioni alternative plausibili, rapporti che sono stati alla base dell’analisi resa pubblica nel gennaio 2017.
Il 23 luglio, il ministero della Giustizia degli Stati Uniti ha annunciato la creazione di una task force per valutare le prove presentate dalla Gabbard e valutare quali procedimenti legali avviare.