Le forze armate statunitensi stanno studiando l’impiego dei droni nel conflitto in Ucraina. «Si tratta del più grande sviluppo bellico – ha detto Trump ai giornalisti nello Studio Ovale insieme presidente sudcoreano Lee Jae Myung – Non si vedeva nulla di simile dalla Seconda guerra mondiale». Donald Trump ha sottolineato come il conflitto ucraino abbia rivelato una «forma completamente nuova di guerra», dicendo che il Pentagono la sta studiando «con estrema attenzione»,
Le dichiarazioni del presidente americano sulla «guerra dei droni» sottolineano come i veicoli aerei senza pilota siano diventati un fattore dominante sul campo di battaglia. Le unità ucraine hanno fatto ampio ricorso a sciami di droni piccoli ed economici per contrastare l’esercito russo che, a sua volta usa i droni Shahed di progettazione iraniana per colpire obiettivi in Ucraina. Questo conflitto è il primo in cui i droni hanno eguagliato l’importanza dell’artiglieria e dei mezzi corazzati. I droni di piccole dimensioni rappresentano oggi il 60-70 per cento dei sistemi russi danneggiati o distrutti nel conflitto ucraino, superando di gran lunga l’impatto di artiglieria, razzi, carri armati, missili, mortai o aerei, secondo un recente rapporto del Royal United Services Institute.
E, a differenza di equipaggiamenti militari avanzati, questi droni sono poco costosi e alla portata di chiunque. Non serve essere analisti militari, quindi, per capire che i droni costituiscono una rivoluzione copernicana nel modo di fare la guerra, considerato che quello a cui stiamo assistendo in Ucraina è solo l’inizio del loro impiego in combattimento: ci sono numerosi altri ruoli pericolosi in cui i droni comandati a distanza possono prendere il posto dei soldati. Senza considerare l’integrazione (per certi versi inquietante) dell’intelligenza artificiale nell’uso dei droni.
Lo scorso maggio, rivolgendosi ai cadetti dell’Accademia militare statunitense di West Point, il presidente americano ha detto che la guerra in Ucraina ha rivelato la «terribile» devastazione che i droni possono infliggere sul campo di battaglia, con armi autonome che «scendono ad angoli imprevedibili, con velocità e precisione».
Il 6 giugno, Donald Trump ha firmato un ordine esecutivo che impone alle agenzie federali di accelerare la produzione nazionale di droni, alleggerire gli ostacoli normativi e dare priorità ai sistemi made in Usa negli appalti militari. «Costruire un settore nazionale dei droni forte e sicuro è essenziale per ridurre la dipendenza da fonti estere, rafforzare le catene di approvvigionamento strategiche e garantire che i benefici di questa tecnologia arrivino al popolo americano», dice Trump.
Il ministro dei Trasporti americano ha di recente dato seguito all’indirizzo del presidente con la proposta di consentire i voli commerciali effettuati dai droni: «dai droni che consegnano medicinali agli aeromobili senza pilota che ispezionano i raccolti – ha detto il ministro dei Trasporti – questa tecnologia cambierà radicalmente il modo in cui interagiamo con il mondo».
Al Pentagono, il ministro della Difesa Pete Hegseth ha ordinato la revisione delle politiche di approvvigionamento e addestramento per accelerare l’adozione dei droni in tutte le forze armate. Hegseth ha definito i droni «la più grande innovazione sul campo di battaglia da una generazione», sottolineando la necessità di fornirli in dotazione a tutte le forze armate americane.
Il Pentagono ha recentemente presentato 18 prototipi di droni made in Usa costruiti con componenti disponibili in commercio, passati dal concetto allo sviluppo in circa 18 mesi, contro i normali sei anni.