Donald Trump ha iniziato dalla capitale saudita di Riyadh il suo viaggio di Stato in Medio Oriente di tre giorni, con tappe previste anche in Qatar ed Emirati Arabi Uniti.
Al “Forum per gli investimenti Usa-Arabia Saudita”, ospitato al Centro internazionale di conferenze Re Abdul Aziz, Trump ha esordito dicendo: «Sono qui per parlare del futuro radioso del Medio Oriente, ma prima vorrei condividere le buone notizie dall’America», evidenziando il drastico calo dell’immigrazione illegale, la riduzione dell’inflazione e la creazione di quasi mezzo milione di posti di lavoro dall’inizio del suo secondo mandato. Ha poi citato gli accordi commerciali con Regno Unito e Cina come ulteriori successi, sottolineando un aumento del 22% degli investimenti esteri negli Usa nel primo trimestre e l’imminente approvazione di un piano di tagli fiscali e semplificazioni normative, per poi chiudere: «Questo è il momento di investire negli Stati Uniti».
La scelta dell’Arabia Saudita come prima meta estera, come già nel primo mandato, conferma l’importanza strategica dei rapporti con il regno arabo. A Riyadh è stato annunciato un impegno saudita di 600 miliardi di dollari in settori chiave dell’economia statunitense, come data center per l’intelligenza artificiale, aerospazio, infrastrutture energetiche, difesa e sanità.
ACCORDI SU INVESTIMENTI E ARMAMENTI
Prima dell’intervento al forum, Trump e il principe ereditario Mohammed bin Salman hanno siglato un’intesa strategica che abbraccia energia, risorse minerarie, difesa, giustizia, spazio e salute pubblica. Il regno saudita ha annunciato la creazione di un fondo da 5 miliardi di dollari per l’energia e di un altro da pari importo per tecnologie aerospaziali e difensive. Gli Stati Uniti forniranno turbine a gas, soluzioni energetiche e servizi tecnologici, mentre l’Arabia Saudita acquisterà equipaggiamenti militari per circa 142 miliardi di dollari da oltre 12 aziende americane. La Casa Bianca ha definito l’accordo «la più imponente vendita di armamenti mai registrata».
Il tour mediorientale punta a consolidare i rapporti economici con nazioni pronte a investire significativamente negli Usa. Gli Emirati Arabi Uniti, ultima tappa, hanno già promesso mille miliardi e 400 milioni di dollari in 10 anni per intelligenza artificiale, semiconduttori, energia e manifattura. Trump era accompagnato dai ministri degli Esteri Marco Rubio, della Difesa Pete Hegseth, del Tesoro Scott Bessent, del Commercio Howard Lutnick, dell’Energia Chris Wright e i consiglieri Susie Wiles e Stephen Miller.
A colazione, Trump era affiancato da numerosi dirigenti americani, tra cui Elon Musk, il presidente del fondo di investimento Blackstone, Stephen Schwarzman e l’amministratore delegato del fondo di investimento BlackRock, Larry Fink, il presidente di Boeing, Kelly Ortberg e l’amministratore delegato di OpenAI, Sam Altman.
Durante il forum, sono stati annunciati accordi rilevanti: Nvidia fornirà oltre 18 mila chip avanzati per l’intelligenza artificiale alla società saudita Humain; Saudi Aramco investirà 3 miliardi e 400 milioni di dollari per potenziare la raffineria Motiva in Texas; Musk ha confermato l’autorizzazione all’uso di Starlink nei settori marittimo e aeronautico saudita.
SICUREZZA REGIONALE
Nel suo discorso, il presidente Trump ha plaudito alla straordinaria evoluzione economica dell’Arabia Saudita sotto re Salman e il principe ereditario, evidenziando il passaggio da un’economia petrolifera a settori diversificati e tecnologici, tendenza condivisa da altri Paesi del Golfo. Questo cambiamento, ha sostenuto, definirà il Medio Oriente attraverso «il commercio, al posto del caos» e attraverso «l’esportazione di tecnologia, invece che di terrorismo», prospettando una regione segnata da pace, sicurezza e innovazione.
Con un annuncio accolto da calorosi applausi, Trump ha confermato la revoca delle sanzioni contro la Siria e un incontro con il presidente Ahmed al-Shara, salito al potere a dicembre 2024 dopo aver deposto Bashar al-Assad. Le sanzioni, imposte dagli Usa dal 2011 per fermare le violenze della guerra civile e favorire le riforme, hanno segnato la politica siriana per anni. Il presidente siriano Al-Shara, nonostante passati legami controversi, si presenta come leader moderato, aperto al dialogo con l’Occidente.