Trump e l’autopen di Biden: possibile usurpazione del potere presidenziale

di Redazione ETI
5 Giugno 2025 9:46 Aggiornato: 6 Giugno 2025 5:59

Il presidente degli Stati Uniti ha disposto un’indagine per accertare se funzionari dell’amministrazione Biden abbiano ingannato il popolo americano approfittando delle condizioni mentali di Joe Biden durante i suoi quattro anni alla Casa Bianca, e abbiano quindi esercitato in modo illegittimo i poteri che sono prerogativa esclusiva del presidente degli Stati Uniti d’America. In un memorandum firmato il 4 giugno, Trump ha infatti ordinato «un’indagine per verificare» l’esistenza di un’associazione a delinquere finalizzata a nascondere all’opinione pubblica americana lo stato mentale di Biden, esercitando, contro la Costituzione, le funzioni e le responsabilità del presidente».

In un comunicato ufficiale, la Casa Bianca ha richiamato numerosi articoli pubblicati durante l’unico mandato di Biden, che hanno messo in discussione le sue capacità cognitive e la sua idoneità a ricoprire il ruolo di presidente. L’indagine si concentrerà, in particolare, sull’eventuale uso improprio di un autopen, ossia uno strumento che riproduce la firma presidenziale in modo automatico: «L’evidente declino cognitivo di Biden, documentato pubblicamente, unito al ripetuto utilizzo di un autopen, solleva gravi interrogativi sulla legittimità delle sue azioni». Nel 2005, il ministero della Giustizia ha stabilito che l’autorizzazione verbale a utilizzare un autopen per firmare documenti costituisca una firma quanto la firma autografa del presidente. Per i funzionari pubblici, chiamati a firmare migliaia di documenti ufficiali, questo strumento è spesso impiegato per evitare di firmare manualmente ogni foglio.

Il 17 marzo, Trump aveva già annunciato via social che non riconoscerà diversi atti di clemenza concessi da Joe Biden perché firmati con autopen.

«Io ho lavorato alla Casa Bianca per diversi presidenti», ha scritto in un post su X K.T. MacFarland, ex vice consigliere per la sicurezza nazionale del primo Trump, «se Biden ha concesso personalmente questi atti di clemenza, esisterà una traccia documentale. In caso contrario, chi ha azionato l’autopen ha usurpato l’autorità presidenziale».

In un comunicato del 20 gennaio, annunciando gli atti di clemenza poi contestati da Trump, Biden aveva dichiarato: «Sto esercitando la mia autorità costituzionale per concedere la grazia al generale Mark A. Milley, al dottor Anthony S. Fauci, ai parlamentari e al personale che ha fatto parte della commissione ristretta, nonché agli agenti di polizia del Parlamento e della polizia metropolitana di Washington che hanno testimoniato davanti alla commissione». Secondo la giurisprudenza, gli atti di clemenza presidenziale non richiedono necessariamente una forma scritta e possono essere concessi oralmente.

L’Archivio nazionale ha respinto una richiesta di accesso agli atti relativi ai documenti sull’uso dell’autopen durante l’amministrazione Biden, citando una norma che ne preclude la divulgazione per cinque anni dopo la fine del mandato presidenziale. Biden, che non ha ancora istituito un ufficio post-presidenziale, non è attualmente reperibile.

La costituzionalità dell’uso dell’autopen da parte di un presidente per atti ufficiali non è mai stata chiarita da un tribunale federale. L’Articolo I, Sezione 7 della Costituzione statunitense stabilisce che ogni disegno di legge approvato dal Parlamento debba essere firmato dal Presidente per diventare legge, secondo la  seguente formulazione: “se lo approva, lo firma”. Ma la Costituzione non specifica il metodo da usare per apporre la firma (con ogni probabilità perché dà per scontato che, ovviamente, la firma venga apposta a mano dal presidente). Per quanto riguarda gli atti di clemenza, l’Articolo II, Sezione 2 conferisce al presidente il potere di «concedere sospensioni e grazie per reati contro gli Stati Uniti, eccetto nei casi di impeachment», senza menzionare la necessità di una firma. Quindi, per la grazia, sembra sia sufficiente la “manifestazione di volontà” del Presidente, evidentemente esercitabile o per iscritto o verbalmente.

Nel 2005, durante l’amministrazione “Bush figlio”, l’Ufficio di consulenza legale del ministero della Giustizia ha emesso un parere interpretativo della Costituzione secondo cui il Presidente può firmare una legge utilizzando un autopen, oppure delegando a un subordinato l’apposizione della sua firma: «Il Presidente non deve compiere personalmente l’atto fisico di apporre la propria firma su una legge che approva: può firmare una legge, nel senso dell’Articolo I, Sezione 7, ordinando a un subordinato di apporre la sua firma, ad esempio tramite autopen». Un orientamento condiviso da diversi giuristi.

L’uso dell’autopen esiste da tempo: durante il suo mandato (1801-1809) Thomas Jefferson faceva ampio uso di un poligrafo per copiare e firmare lettere, sebbene richiedesse un intervento manuale. L’uso moderno dell’autopen in ambito governativo risale al 1942, quando il ministro della Marina acquistò un dispositivo sviluppato da Robert M. De Shazo Jr. per replicare la propria firma. Nel 1968, il presidente Lyndon Johnson autorizzò la fotografia di un autopen da lui utilizzato principalmente per firmare corrispondenza e alcuni documenti ufficiali.

Il primo utilizzo di un autopen per firmare una legge risale al 26 maggio 2011, quando Obama, in viaggio in Francia per un vertice del G8, ha ordinato l’uso del dispositivo per approvare un’estensione delle disposizioni di sorveglianza del Patriot Act; senza la firma, le disposizioni sarebbero scadute quel giorno, mettendo a rischio la sicurezza nazionale.  Obama ha usato l’autopen altre due volte: nel 2011, durante un vertice dell’Apec in Indonesia, per approvare leggi di bilancio, e nel 2013, mentre era in vacanza alle Hawaii, per firmare una legge fiscale. Biden ufficialmente ha utilizzato l’autopen (almeno) una volta, firmando una legge mentre si trovava a San Francisco.

Donald Trump non risulta aver firmato leggi né atti esecutivi tramite l’autopen: «La nostra politica è che ogni documento legalmente vincolante firmato dal presidente Trump rechi la sua firma autografa», ha dichiarato un funzionario della Casa Bianca. Rispondendo a una domanda in merito, il 17 marzo scorso, Trump ha poi precisato di aver usato l’autopen «solo per documenti di scarsa importanza», spiegando: «Io li firmo quando posso, ma quando non è possibile usiamo un autopen».


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