Trump: con Putin stiamo negoziando la non proliferazione nucleare

di Giovanni Donato
31 Ottobre 2025 11:32 Aggiornato: 31 Ottobre 2025 11:32

Stati Uniti e Russia stanno negoziando una sorta di “disarmo”. Donald Trump lo ha dichiarato ieri 30 ottobre, spiegando la sua volontà di diminuire i rischi legati alla proliferazione atomica a livello mondiale.

Interpellato dai giornalisti sulla decisione di chiedere al Pentagono di riprendere i test nucleari, dopo oltre trent’anni, il presidente degli Stati Uniti ha risposto: «a me piacerebbe arrivare a una vera denuclearizzazione»,  aggiungendo poi: «una denuclearizzazione, sarebbe un risultato straordinario. È proprio l’obiettivo dei colloqui in corso con la Russia […] e se otterremo risultati concreti anche la Cina potrà essere coinvolta».

Secondo i dati della Federazione degli scienziati americani, la Russia dispone attualmente di 5.459 testate nucleari, contro le 5.177 degli Stati Uniti. Seguono Cina, con circa 600 ordigni, e più a distanza Francia, Regno Unito, India, Pakistan, Israele e Corea del Nord.

Il giorno prima, in un messaggio su Truth, Trump aveva annunciato: «Poiché altri Paesi stanno conducendo programmi di sperimentazione, ho dato disposizione al ministero della Guerra di riprendere i test sulle nostre armi nucleari in condizioni di parità», dando fine alla moratoria statunitense in vigore dal 1992, anno dell’ultimo test.

IL TRATTATO START 2

Il New Strategic Arms Reduction Treaty resta la base del controllo degli armamenti nucleari fra Washington e Mosca. Firmato nel 2010, limita il numero di testate strategiche schierate e prevede ispezioni reciproche. La sua scadenza, fissata per febbraio 2026, suscita apprensione: senza un rinnovo o un nuovo accordo, le due maggiori potenze atomiche si ritroverebbero per la prima volta dopo decenni senza alcun vincolo di non proliferazione nucleare.
Il Cremlino ha proposto di prorogare il trattato, una proposta che Trump, a ottobre, ha accolto positivamente.
Sia Washington sia Mosca hanno espresso l’intenzione di estendere i negoziati a tutte le potenze nucleari. Già durante il suo primo mandato, Trump aveva chiesto che la Cina fosse parte coinvolta, mentre la Russia ritiene che in futuro dovranno sedersi al tavolo anche Regno Unito e Francia.

Ma ai discorsi sullo Start 2 fanno da contraltare le azioni della Russia, che ultimamente sta facendo di tutto per impressionare l’Occidente con le sue “super-armi” in grado, è la nemmeno tanto velata minaccia, di annientare l’Occidente in men che non si dica (almeno secondo la propaganda russa).

Il 10 ottobre Putin ha infatti annunciato che la Russia sta «sviluppando e testando in modo molto attivo nuove armi nucleari». Pochi giorni dopo, il 22 ottobre, ha diretto personalmente una grossa esercitazione che ha previsto anche il lancio di missili balistici intercontinentali e da crociera. Poi, il 26 ottobre, Putin ha reso noto che Mosca ha testato il missile da crociera Burevestnik, dotato di propulsione nucleare e capace (dice la Russia) di coprire distanze praticamente illimitate eludendo tutti i sistemi di difesa esistenti. E ancora: il 29 ottobre Zar Vladimir ha annunciato un ulteriore «successo straordinario»: la riuscita prova del super‑siluro Poseidon, anch’esso a propulsione e testata nucleari. «Per la prima volta – ha detto Putin – siamo riusciti non solo a lanciarlo da un sottomarino vettore, ma anche ad attivare l’unità di propulsione nucleare che ha funzionato per un certo periodo». E ancora: «Non esiste nulla di paragonabile. Il Poseidon non può essere intercettato».

Non sorprende, quindi, che il presidente degli Stati Uniti – di fronte a questo compulsivo flettere i muscoli del regime russo – abbia ordinato di riprendere i test nucleari.


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