A pochi giorni dall’inizio delle esercitazioni militari annuali di Taipei, la decisione del regime cinese di estendere ulteriormente la rotta aerea in prossimità della linea mediana dello Stretto di Taiwan, il tracciato M503, ha suscitato preoccupazione a Taipei e rilanciato un confronto che va ben oltre la gestione dello spazio aereo.
L’annuncio, giunto il 6 luglio dall’Amministrazione per l’Aviazione Civile cinese, riguarda l’apertura della linea W121 da ovest verso est, già modificata nel 2024, ora più prossima alla linea mediana che separa, in modo non ufficiale, la Repubblica Popolare Cinese da Taiwan. Per Pechino, si tratta di una misura mirata a «ottimizzare ulteriormente la gestione dello spazio aereo e migliorare l’efficienza operativa». Secondo quanto dichiarato dall’Ufficio per gli Affari di Taiwan, il nuovo tracciato favorirebbe la sicurezza dei voli e ridurrebbe i ritardi, e porterà benefici a entrambe le sponde dello Stretto. Una posizione che però Taipei “non condivide”. Il Consiglio per gli Affari con la Cina continentale ha parlato apertamente di una mossa destabilizzante, invitando il Partito comunista cinese ad avviare un dialogo. Il Consiglio ha anche ricordato che, secondo le normative dell’Organizzazione internazionale per l’aviazione civile, ogni modifica delle rotte deve essere concordata tra le parti interessate.
L’estensione della rotta è avvenuta a ridosso delle esercitazioni militari Han Kuang 2025, previste dal 9 al 18 luglio, volte a rafforzare la preparazione dell’esercito taiwanese in caso di un’eventuale offensiva cinese. Il 1° luglio, il generale di divisione Tung Chi-hsing, ha reso noto che le manovre inizieranno con la simulazione di uno scenario di «zona grigia» che, in caso di conflitto reale, attiverebbe i protocolli di transizione dallo stato di pace a quello di guerra. Tra le misure previste, il generale ha fatto riferimento all’innalzamento del livello di allerta e all’adozione di operazioni belliche, in caso di disinformazione, provocazioni e azioni mirate a logorare le risorse militari dell’isola. «Tutti questi elementi – ha spiegato – rientrano nelle possibili operazioni che il Pcc potrebbe mettere in atto contro Taiwan prima di un eventuale conflitto aperto».
La linea mediana dello Stretto, pur non avendo valore ufficiale, ha a lungo rappresentato una barriera tacita tra i due territori. Tuttavia, Pechino si è sempre rifiutata di riconoscerne l’esistenza, inviando regolarmente velivoli militari oltre il confine per aumentare la pressione su Taipei e spingere verso l’unificazione con la terraferma. Il Pcc, che non ha mai esercitato sovranità sull’isola, considera Taiwan una provincia ribelle e non esclude l’uso della forza per riportarla sotto il proprio controllo.
Durante il forum Shangri-La Dialogue tenutosi a Singapore il 31 maggio, il ministro della Difesa degli Stati Uniti, Pete Hegseth, ha messo in guardia rispetto alle possibili conseguenze di un’azione militare da parte di Pechino, parlando di «conseguenze devastanti» tanto per la regione quanto per l’equilibrio internazionale. «La minaccia rappresentata dalla Cina è concreta e potrebbe manifestarsi in tempi brevi» ha dichiarato, sottolineando l’importanza di mantenere una prontezza operativa «urgente e vigile» da parte di Washington e dei suoi alleati.