L’episodio avvenuto mercoledì mattina nella base militare di Fort Stewart, in Georgia, ha identificato il responsabile del gesto come il sergente Quornelius Radford che ha aperto il fuoco all’interno del perimetro della base, ferendo cinque suoi commilitoni. Il fatto si è consumato poco prima delle 11. Tre dei feriti hanno richiesto un intervento chirurgico, ma le autorità hanno confermato che tutti sono in condizioni stabili e non in pericolo di vita.
Alcuni militari presenti hanno immobilizzato l’aggressore senza esitazioni, consentendone l’immediata cattura da parte delle forze dell’ordine. Non sono stati forniti elementi in merito alle motivazioni dell’accaduto. Il generale di brigata John Lubas ha escluso collegamenti con esercitazioni in corso e ha precisato che Radford è stato interrogato dagli investigatori militari. Ulteriori dettagli sono attesi a breve.
L’arma utilizzata non risulta in dotazione all’esercito ma appartenente al militare. Lubas ha confermato che si tratta di una pistola personale, e le modalità con cui è riuscito a introdurla nella base restano oggetto d’indagine. Nel corso della conferenza stampa, è emersa anche la notizia di un precedente arresto di Radford per guida in stato di ebbrezza. Secondo Lubas, l’episodio non era noto alla sua catena di comando fino al momento della sparatoria, quando sono stati consultati i database delle forze dell’ordine.
Situata circa 60 chilometri a sud-ovest di Savannah, Fort Stewart è la più grande base dell’Esercito a est del Mississippi e ospita migliaia di militari e i loro familiari. Le indagini sono affidate anche all’Fbi, che ha inviato i propri agenti sul posto, insieme al personale del Bureau per Alcol, Tabacco, Armi da fuoco ed Esplosivi. Secondo fonti della Casa Bianca e del Pentagono, il presidente Trump e il ministro della Difesa Pete Hegseth sono stati aggiornati sulla situazione.
Di fronte a questa ennesima tragedia, torna il tema della gestione del disagio individuale tra le forze armate e della necessità di un monitoraggio più efficace dei “segnali” di pericolo.