Con l’avvicinarsi del vertice della Nato, previsto nei Paesi Bassi per il 24 e 25 giugno 2025, torna al centro del dibattito internazionale il tema delle spese per la difesa. Il ministro degli Esteri statunitense, Marco Rubio, ha recentemente dichiarato che tutti i membri dell’Alleanza atlantica si preparano a destinare il 5% del prodotto interno lordo alla spesa militare nell’arco del prossimo decennio.
L’annuncio, formulato durante un’intervista televisiva a Fox News, si inserisce in un contesto in cui la questione degli equilibri finanziari tra gli alleati ha riacquistato un ruolo centrale. Già nel corso del suo primo mandato, tra il 2017 e il 2021, il presidente Trump aveva più volte contestato il livello dei contributi europei alla Nato, riducendo al tempo stesso i fondi statunitensi destinati all’Alleanza e criticando il fatto che Washington sostenesse un peso economico eccessivo rispetto agli altri alleati.
Oggi, il quadro appare mutato. Secondo quanto affermato da Rubio, la quasi totalità dei Paesi membri sarebbe in procinto di raggiungere o superare la soglia minima del 2%, obiettivo storico fissato dalla Nato. Più significativo ancora, ha osservato il ministro, è il fatto che molti supereranno il 4%, mentre tutti convergeranno verso un traguardo comune del 5% nel lungo periodo.
Una posizione, quella espressa da Washington, che ha già trovato riscontri positivi in alcune capitali europee. Il ministro degli Esteri tedesco, Johann Wadephul, ha dichiarato che Berlino è favorevole a un rafforzamento degli impegni nella difesa comune, esprimendo sostegno alla proposta avanzata da Trump. La Germania, d’altra parte, ha comunicato a gennaio di aver già raggiunto, per il 2024, l’obiettivo del 2% del Pil da destinare alla spesa militare.