La Russia sta intensificando il conflitto contro l’Ucraina anziché perseguire la via della pace. Lo ha dichiarato, senza mezzi termini, l’inviato speciale degli Stati Uniti Keith Kellogg commentando l’ultimo massiccio attacco con droni e missili sferrato da Mosca, il più imponente dall’inizio dell’invasione nel febbraio 2022. Nella notte del 7 settembre, l’offensiva russa ha colpito diverse città ucraine, ferendo oltre 40 civili e danneggiando per la prima volta l’edificio del Consiglio dei ministri nel centro di Kiev. Secondo l’aeronautica ucraina, la Russia ha impiegato 810 droni (di progettazione iraniana).
Kellogg, nominato inviato speciale per l’Ucraina da Donald Trump, ha sottolineato che l’entità dell’attacco dimostra e evidenzia il non interesse del Cremlino a una soluzione diplomatica, nonostante gli sforzi dell’amministrazione Trump.
«La Storia dimostra che azioni come queste possono far degenerare gli eventi in modo incontrollato – ha anche commentato Kellogg su X– È per questo che il presidente Trump sta lavorando per fermare questa guerra. L’attacco non è un segnale che la Russia voglia porre fine al conflitto attraverso la diplomazia». Gli Stati Uniti stanno facendo da mediatori tra Kiev e Mosca sin dall’inizio del secondo mandato Trump. A luglio, il presidente aveva fissato un ultimatum di 50 giorni al presidente russo Vladimir Putin, preannunciando dazi su vasta scala contro i Paesi che avessero continuato a commerciare con la Russia, se Putin non avesse ordinato il cessate il fuoco. Poche settimane dopo, Trump aveva anticipato la scadenza all’8 agosto, esprimendo frustrazione per i continui attacchi russi e la mancanza di progressi nei negoziati, preannunciando un dazio del 100 per cento poi però non applicato, in vista dell’incontro con Putin in Alaska del 15 agosto. Il 6 agosto Washington ha però introdotto un dazio aggiuntivo del 25 per cento sulle importazioni dall’India, uno dei principali acquirenti di petrolio russo, in aggiunta al 25 per cento già in vigore. Il 7 settembre, infine, Trump ha rinnovato l’avvertimento di sanzioni capaci di mettere in ginocchio la Russia.
Rispondendo alla stampa alla Casa Bianca, alla domanda se fosse pronto a passare alla «seconda fase» delle misure contro Mosca, il presidente americano ha risposto: «Sì» in modo netto, senza però fornire dettagli né indicare tempistiche. Successivamente, Donald Trump ha annunciato ai giornalisti l’intenzione di parlare con Putin «molto presto», aggiungendo ottimisticamente «risolveremo la questione». Ma i fatti dicono purtroppo il contrario.