Vladimir Putin insiste sempre su un solo punto: niente Ucraina nella Nato. Putin ha infatti dichiarato, al summit cinese di Tianjin, che prima di poter raggiungere un accordo di pace con l’Ucraina la questione dell’espansione verso est della Nato deve essere risolta. Putin ha affermato che la crisi in Ucraina è in parte dovuta ai «costanti tentativi dell’Occidente di trascinare l’Ucraina nella Nato» cosa che, almeno per il Cremlino, «rappresenta una minaccia diretta per la sicurezza della Russia». Poi ha definito la rivoluzione del 2014 in Ucraina «colpo di Stato» nel quale «è stata rimossa dal potere la classe politica che si opponeva all’adesione alla Nato». La guerra in Ucraina, ha poi fatto capire chiaramente Putin, sarebbe scoppiata proprio per questa macchinazione della Nato mirata a far volere all’Ucraina l’entrata nella Nato stessa. Nell’ambito di questo ragionamento, non è chiaro se tale “minaccia esistenziale” vissuta da Mosca sia rappresentata dal solo fatto di avere come confinante una nazione Nato, oppure dal fatto che questo potenziale nuovo membro Nato possa essere proprio l’Ucraina.
In ogni caso, l’invasione dell’Ucraina ha ricompattato una traballante Alleanza Atlantica arricchendola persino di due nuovi membri, Finlandia e Svezia, dopo averli convinti a abbandonare più di 70 anni di neutralità. Non solo: la Nato conta oggi 32 membri, tra cui diverse nazioni che un tempo facevano parte dell’Unione Sovietica – come Lituania, Lettonia ed Estonia – o del Patto di Varsavia, l’alleanza militare dominata dalla Russia/Unione Sovietica durante la Guerra fredda – come Polonia, Romania e Bulgaria.
L’adesione dell’Ucraina alla Nato è stata preannunciata per la prima volta al vertice Nato del 2008 a Bucarest (quindi ben diciassette anni fa). Ma Donald Trump ha già dichiarato che l’Ucraina non entrerà nella Nato, dimostrando di voler “andare incontro”a Putin in ogni modo (trattandosi di una pretesa molto discutibile sul piano della sovranità nazionale ucraina) pur di mettere fine alla carneficina. Ma nemmeno questa garanzia americana sembra bastare a Putin: l’ex colonnello del Kgb sovietico continua a reiterare costantemente lo stesso concetto (tecnica, questa, di pura derivazione sovietica) senza però mai definire esattamente cosa voglia, concretamente, per fermare la guerra. Ammesso che la voglia davvero fermare.




