Mentre su Kiev proseguivano i bombardamenti russi – e i civili ucraini continuavano a morire – Vladimir Putin e il ministro degli Esteri iraniano Abbas Araghchi si sono incontrati a Mosca. Putin ha accolto il ministro mostrando il massimo «impegno per sostenere il popolo iraniano», dicendosi «molto lieto» della visita di Araghchi, un evento, ha detto Putin citato da Reuters, che «offre l’opportunità di discutere tutte le questioni urgenti e di riflettere insieme su come uscire dalla situazione attuale».
Araghchi ha replicato che l’Iran sta esercitando il legittimo diritto di autodifesa, ringraziando la Russia per aver condannato l’azione statunitense. Ha poi trasmesso a Putin i saluti del leader supremo e del presidente iraniano, sottolineando che «La Russia si trova oggi dalla parte giusta del diritto internazionale».
Ma non è dato sapersi quali reali misure la Russia potrebbe adottare per sostenere l’Iran (che è un “alleato”, ma solo temporaneo e solo fino a un certo punto, come spiegano alcuni analisti) con cui Mosca ha siglato a gennaio un trattato di cooperazione che, però, non include una clausola di difesa reciproca. Quindi la Russia non è obbligata in alcun modo a prendere parte al conflitto. Peskov, il portavoce del Cremlino ha chiarito che, per quanto riguarda gli aiuti che la Russia destinerà a Teheran «Tutto dipende dalle necessità dell’Iran», e ha aggiunto che l’offerta di Mosca di mediare nella crisi rappresenta già una forma di sostegno, ribadendo la condanna degli attacchi americani: «L’aumento dei partecipanti a questo conflitto ormai è diventata realtà, creando una nuova spirale di escalation nella regione. Esprimiamo profondo rammarico per tutto questo. Inoltre, resta da verificare cosa sia accaduto agli impianti nucleari iraniani e se vi sia un rischio di contaminazione radioattiva».